Mi è capitato recentemente
facendo lezione ad un allievo un po’ troppo intelligente, di rendermi conto che le sue difficoltà digitali e di articolazione in realtà nascevano dall’idea di dover utilizzare per forza tutte le dita; il tutto completato da una sorta di autoaccelerazione e di impietoso autogiudizio.
— Troppe note, Mozart!… – disse l’Imperatore Giuseppe II, – Non una più del necessario, Maestà – rispose Mozart. Lo stesso vale per la tastiera del pianoforte.
Proviamolo subito. Appoggiate le dieci dita sulla tastiera e lasciate libero il braccio. Nel momento in cui è rilassato, sentirete magicamente che ad appoggiare realmente sono solo tre dita: il medio (che, vi ricordo, fa da asse virtuale), pollice e mignolo.
1, 3 e 5
Provatelo e nel momento in cui ve ne rendete conto potete testarlo con i migliori pezzi attorciglia dita: studio op. 10 n° 4 di Chopin o più semplicemente il suo antenato
Per chi è più avanti negli studi, l’attorciglia dita per eccellenza
Questa semplice ma fondamentale consapevolezza, quella che a guidare la mano sulla tastiera siano meno dita di quello che uno immagina (o teme) arrivando ad essere solo una, come l’anulare per i pezzi virtuosistici o l’indice per jeux perlée è fondamentale nell’improvvisazione Jazz.
Piccolo Quiz: quante dita sta usando Michel Petrucciani?
Fatemi sapere e ci vediamo a lezione di piano, qui a Jesi o online.
Alberto