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Se non imbrocca la struttura Pollini, non riesce a farlo nessun altro, così risparmio tempo a cercare…

E’ quello che pensavo tra me e me quando, suonando il Preludio op. 28 n° 9 di Chopin, mi sono reso conto che nessun pianista che avessi fino ad ora ascoltato era riuscito ad offrirmi una dimensione convincente per questo preludio in Mi maggiore.

Tonalità luminosa, irradiante, utilizzata da Chopin per esperimenti incredibili come il quarto scherzo. Essendo lontana dall’intimismo e dal languore introspettivo, spiazza la maggior parte degli interpreti, abituati a cercare un mood di sfumature ben diverso.

Intanto mi ero reso conto di una cosa strana…

Senza dover far niente, il preludio riempiva lo spazio di una sala, sovrastando voci e rumori, come potete sentire in questo estratto, dove sto provando il piano prima di una presentazione.

Come poteva una paginetta aver dentro la tuba wagneriana dei Cantori di Norimberga?

Cerco febbrilmente ma ancora nessun pianista riesce a convincermi. La Argherich spregiudicata degli anni ’70 si avvicina ad un’interpretazione interessante, Pollini, di solito con un grande senso della struttura, non riesce a convincermi, tra i giovani, ancora troppo autocompiacimento, Rubinstein — e questo è interessante — dà un senso e fa portare la coscienza sulla diversità, non tanto di tempo, ma di timbro, delle note puntate come nel Preludio in Sol minore del WKT 2.

Differente timbro per le note puntate

Ve lo spiego meglio in questo video-appunto.

Ecco quindi la prima sconcertante rivelazione: che Chopin anticipa Wagner

L’accordo del Tristano? Eccolo, nella prima ballata,

ma questo poi…

 

non è un capolavoro di cromatismo in largo anticipo sui tempi?

Ma lo studio 10-6 rimane ancora suonabile: non è così per il preludio 9 in Mi maggiore e ancora, cercando freneticamente nel web, non ho trovato interpretazioni convincenti che sappiano incarnare questa modernità, quella di un oggetto venuto dal futuro e Chopin come un Tesla della tastiera.

Siamo di fronte ad uno dei tanti esempi dove la tecnica e la cultura non bastano.

Per cui procediamo in modo nuovo.

  1. Che emozione vi suscita questo preludio?
  2. Cosa vi fa pensare rispetto a quello che conoscete della vita di Chopin?
  3. Quale è il bisogno inespresso?
  4. In che modo viene agito?
  5. Sapreste individuare nella vostra vita un episodio dove avete vissuto un’emozione simile?

Per fare questo colossale lavoro interiore, che però vi mostrerà la retta via per interpretare il preludio, prestate attenzione all’inizio e alla fine del breve pezzo. Con una canzone è più facile farlo e il testo aiuta, ma poco importa, immaginate che sia uno story telling. Un inizio eroico e solenne che di solito riserva alle polacche ci parla di un grande progetto ambizioso, di autocompiacimento maschile. Dov’era lui in quel tempo? Agli inizi della storia d’amore con la Sand, il finale invece, la fatale disillusione: notate bene, non la paura o il timore, ma la totale consapevolezza di un fallimento. L’inizio della profetica op. 61, simile, ci parla invece del bisogno inespresso. Chiudete gli occhi e ascoltate, quale è? Il bisogno di essere amato, come viene agito? Fallendo prima che lo faccia la realtà della… morte.

Con queste coordinate ben definite dentro di voi — intanto per incanto comprenderete chi lo sa suonare e chi prende lucciole per lanterne —  proiettate nel vuoto davanti a voi, oltre la tastiera, dove spesso guardano i grandi pianisti, qualcosa che vi appartiene della vostra vita che in qualche modo si agganci ai contenuti espressi dal geniale musicista polacco e provate a suonarlo di nuovo, ma questa volta a caccia di segnali, significati, timbri, esperienze, lasciandovi andare.

Essendo un pianista sensitivo, che lascia parlare solo le dita, sono andato a curiosare l’interpretazione di un pianista che amo molto: Joaquin Achucarro e l’ho trovata interessante,

un filo sotterraneo dà un senso a questo preludio che viene dal futuro, che di certo non sentirete mai suonare come bis…

Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto fatemi sentire cosa avete trovato alla tastiera.

Alla prossima

Alberto

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.