le emozioni dipendono dalla tua tecnica
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la tecnica dipende dalle tue emozioni
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Questo sito si divide essenzialmente in due parti:
Cliccando il piccolo hamburger (in fondo nel menu sul telefonino) potrete da subito accedere al menu con gli esercizi fondamentali per praticare l’intelligenza delle dita. Consapevolezza al posto di esercitare. Esercizi che si possono fare anche sul bancone del bar mentre aspettate il caffè. Il primo passo per scoprire quella che per me è la vera tecnica pianistica.
L’intelligenza delle dita
segue una rigorosa logica naturale: è un aspetto totalmente inedito per cui il primo passo è quello di fare conoscenza con quello che è un vero e proprio nuovo linguaggio: sentirete parlare di 5 movimenti
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movimento alto verticale
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movimento avanti frontale
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movimento destra-sinistra bilaterale
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movimento di torsione rotatorio
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movimento verso il basso e il dentro centrale
negli articoli dedicati costellati dagli ormai famosi esempi di partiture con i colori dei 5 movimenti che arricchiscono e facilitano l’assimilazione di nuovi concetti e – perché no – il seme delle partiture del futuro. Il primo utilizzo didattico ufficiale lo trovate nel mio quaderno per la lettura a prima vista ad uso dei pianisti e in quello sulla diteggiatura consapevole.
Ciascun movimento si coordina
sempre insieme agli altri 4 per cui è possibile avere la visuale completa della fisiologia del movimento qualunque sia l’occorrenza (da Gibbons a Boulez garantita) e finalmente svincolata dalla logica muscolare (addio, flessori-estensori!).
Per la prima volta
nella tecnica pianistica vengono separati i movimenti longitudinali da quelli trasversali. Chi vuole scoprire come posizionare la mano, è affascinato dai misteri dell’articolazione o non riesce a trillare, ha a sua disposizione i 5 movimenti a livello longitudinale; chi invece vuole imparare scale e arpeggi, padroneggiare la velocità per le meravigliose figurazioni degli studi di Chopin o far veleggiare la mano destra come quella di Oscar Peterson, potrà contare sui 5 movimenti a livello trasversale.
Chi vi fa muovere le mani trasversalmente?
Per la prima volta nella storia della didattica, farete la conoscenza diretta delle 5 zone naturalmente preposte a questa funzione:
polpastrelli di 1 e 5 attivamente, bordi esterni, indice, anulare, lato interno di entrambi i mignoli per i 5 movimenti attivi,
polpastrelli di 1 e 5 passivamente, lato esterno pollice, lato del medio che da verso l’indice, lato interno mignolo, lato interno di entrambi i mignoli in espansione per i 5 movimenti passivi.
Un aspetto inedito ma cruciale perché la tastiera del pianoforte è larga, molto larga, più di quella di qualsiasi altro strumento, compreso l’organo, che può contare su più manuali e la didattica pianistica, mancando di queste cognizioni specifiche, ha sempre dato l’impressione che la tecnica sia il controllo e la padronanza dei soli movimenti trasversali.
Un’epoca si chiude per sempre.
Cosa deve fare il pollice per fare le scale, flettersi sotto il palmo? viene sostituito da: osserva cosa si attiva in modo automatico per garantire il movimento lungo la tastiera della mano.
Le tre regioni
I movimenti si manifestano anche in zone ben precise, le ormai mitiche tre regioni che chiunque può localizzare, sperimentare e osservare in se stesso e nei propri grandi pianisti preferiti.
estremi f-e,
zona media,
zona penultima.
Una volta compreso il linguaggio di base farete una scoperta magnifica: la logica dei 5 movimenti si riflette in qualsiasi aspetto pianistico:
- nei vari tipi (a questo punto sicuri essere 10) di articolazione
- nel modo di diteggiare,
- nel modo di interpretare,
- nel modo di fraseggiare.
Questo nuovo modo di vedere dall’interno
dal punto di vista del movimento spontaneo e nella logica rigorosa dei 5 movimenti interdipendenti, dà vita a nuove tesi filologiche o critiche, spesso scomode, o controcorrente, come quella che unifica, nel modo di suonare, Rachmaninov con Bach o il raggio verde che unisce Scarlatti, Liszt e Ravel, alcune che il tempo sicuramente confermerà, come il pianismo impossibile di Mozart e Musorski, altre già brillantemente svelate, come Luca Chiantore nel suo libro Beethoven al pianoforte che conferma il mio ritratto di taiheki rotatorio che ho più volte descritto o finalmente rivelate come la fisiologia completa del pianismo di Brahms e di quello di Scriabin.
Gli articoli correlati
li trovate nella categoria che ho chiamato Filologia della Naturalezza. Scoprirete infine perché vi sentite attratti da un autore e non un altro, come si fa a diventare unici o interpreti storici di un autore sentirete quindi parlare di taiheki, un concetto ancora inesplorato che ci permette di oggettivare l’unicità di ogni pianista, il sogno di ogni buon insegnante e la spiegazione ad ogni mistero dell’interpretazione. Vedrete i vostri autori preferiti alla tastiera da un’angolazione mai vista. Altri succosi temi riguardano aspetti al momento sconosciuti alla prassi didattica come l’importanza dell’osservazione del movimento. Questo e tanto altro che potrete scoprire e leggere consultando le varie categorie del magazine.
Perché ZEN Chopin?
Perché è l’unico pianista-compositore ad essere metatecnico
evento unico e irripetibile, la tecnica pianistica si guarda allo specchio.
Volete qualche esempio?
L’indice che divide in due la mano prima dello squarcio, è una nota scritta da Chopin tra gli appunti di un metodo mai pubblicato e riferita alla soluzione tecnica dello studio op. 10 n° 1. Tenetevi forte, perché quando andrete qui, (dove vi spiego e dove sperimenterete i tre lati di ciascun polpastrello), vedrete che il lato esterno dell’indice, si proprio quello che esponete quando indicate la strada a qualcuno, è quello maggiormente predisposto ad accompagnare la più fluida e naturale spinta frontale e dinamica, è LUI lo “squarcio” intuito da Chopin.
Ancora: quando la mano si muove in modo soave
(come per accompagnare il cibo alla bocca), la zona del dito 2, indice, sporge. I 5 movimenti si combinano allora in modo particolare:
- quello laterale incurva la mano e vi fa tenere le braccia come quelle di Jacques Loussier 🙂 (super rilassate!)
- quello verticale mantiene alta la zona dell’indice,
- i restanti garantiscono la micro-articolazione delle dita…
Lo riconoscete? E’ l’esatta struttura tecnica e la sua soluzione dello studio op. 10 n° 2.
L’ultima. Quante sono le dita del pianista? SEI.
Con questo indovinello Chopin intuisce qualcosa di sconvolgente che ora vi chiarirò una volta per tutte: insegnanti, aprite bene le orecchie!
Le braccia non hanno un vero e proprio asse come il corpo – rappresentato dalla colonna vertebrale o dalla medula – ma questi rimane comunque presente virtualmente. In che modo? Come linea che passa per il dito 3, medio che diventa per noi, il sesto dito.
Infatti la risposta all’indovinello “Quante sono le dita del pianista?” è:
123 e 456.
Pianisti, andate subito a sperimentarlo (scoprendo il suo balsamico effetto auto-diteggiante), sgranando la scala finale dello scherzo Op. 20! Pianisti Jazz! Vedrete ora come corre la destra nei riffle! Cominciate ora a intuire un po’ meglio, l’importanza strategica di Chopin nella storia della didattica pianistica? Da qualunque posizione nella storia guardiate la didattica, Chopin è il nostro riferimento, la stella polare. Come Bach lo è stato per la tastiera temperata, così Chopin lo è per per quella del… pianoforte.
Questo particolare fenomeno
questa aderenza totale tra logica naturale del movimento e sua trasposizione alla tastiera del pianoforte, inedito per cui ho dovuto dargli un nome, EFFETTO CHOPIN (gli articoli dedicati li trovate nella categoria con lo stesso nome), non accade con nessun altro pianista-compositore, neppure Franz Liszt, da molti ritenuto l’inventore della tecnica pianistica moderna che in realtà è solo l’ottimizzazione per grandi sale e per ben reggere la struttura di un recital e i cui grandi meriti, mi dispiace dirlo, non sono quelli che gli vengono riconosciuti (andate a scoprirli nel magazine!). Solo il pianismo di Debussy è il naturale completamento e con lui le possibilità tecniche e timbriche offerte dal pianoforte si chiudono per sempre.
Geniale insegnante
prima che poeta del pianoforte, Chopin ci accompagnerà, come il Virgilio Dantesco, nell’inferno dei metodi, delle scuole e dei videotutorial fino a… riveder le stelle!
Il canale su youtube
Molti articoli sono accompagnati da Video Appunti sul mio canale per accompagnare l’assimilazione dei nuovi concetti.
Ogni articolo è quasi sempre accompagnato, oltre alle già citate partiture a colori da video, molti dei quali video appunti realizzati da me stesso per chiarire concetti che è più facile far sentire che spiegare. Spesso può essere utile accompagnare la lettura con l’ascolto del video per meglio permeare l’apprendimento di concetti che – ripeto – sono semplici ma inediti.
Per chi volesse approfondire, studenti e insegnanti, metto a disposizione dei pdf scaricabili
a fronte di un’offerta che andrà a sostegno del mio progetto di divulgazione. Le pubblicazioni rappresentano l’aspetto operativo di questa divulgazione, e possono essere sostenute in qualsiasi momento dall’incontro online o qua da me nel mio studio a Jesi (AN).