Le nostre orecchie in realtà, sono dei guardiani
infatti, se fossimo coscienti di tutti i suoni percepibili, impazziremmo, e un musicista lo riconosciamo subito perché tiene la testa leggermente ruotata: è continuamente in ascolto.
Se la vista è lineare, il suono è centripeto, e quindi va cercato nel suo centro, che è il silenzio, fine ultimo di qualsiasi attività e ricerca musicale (Beethoven docet!…)
Vi propongo quindi una sorta di sfida-meditazione al pianoforte e non trovo miglior pezzo che lo studio op. 25 n° 11 di Chopin la cui destra produce suoni in continuazione con effetto stordente, e la sinistra con la sua tragica melodia sembra quasi una barca sul mare in tempesta.
Che lo abbiate sotto le dita o che vi divertiate a buttare giù le mani come vi fa vedere Rubinstein o che ci improvvisiate sopra se siete pianisti jazz,
prendetelo come occasione per cercare il vostro centro e godetevi un’esperienza di pura meditazione sonora al pianoforte..
Alla prossima
Alberto