Nel suo libro Speaking of Pianists
Abram Chasins ci parla del suo incontro con Rachmaninov. Prima ancora di bussare alla sua porta lo sente studiare: come? Lentissimamente, per ore ed ore. L’avreste mai immaginato?
Come si studia lentamente al pianoforte allora? Come lo faceva Rachmaninov?
Lenti ma non troppo, quanto basta per trovare il giusto equilibrio che vi permetta di:
- ricostruire i movimenti fisici corretti (e qua avete finalmente gli strumenti per farlo!)
- e chiarificare i processi mentali in modo che rimaniate desti e coscienti
- evitando così ogni automatismo.
E con questo bandiamo una volte per tutte dal nostro studio l’acquisizione di automatismi che, seppur apparentemente rassicuranti, possono contenere imperfezioni a voi ancora sconosciute che risultano poi difficili da rimuovere e bloccano la vostra flessibilità.
Un esempio per tutti l’inizio di Ondine, che potete aver automatizzato quanto volete, ma sarà sempre dipendente e variabile a seconda dello strumento che avrete sotto le dita: se non lo conoscete, il corpo dovrà sapersi arrangiare e con un automatismo motorio innescato questo sarà ovviamente impossibile.
Consapevolezza, attenzione e piacere sono l’arma vincente. Non lo dico io, ma Rachmaninov!
A buon intenditore… e ci vediamo alla prossima o a lezione di piano.
Online o nel mio studio a Jesi.
Alberto