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Ogni essere umano ha una specifica sensibilità:

di fronte ad uno stimolo, esterno o autogeno, ogni persona tende a percepire e reagire solo in alcune zone specifiche del corpo. Ho già parlato in un altro articolo dei pianisti che – avendo una propensione a far partire il movimento dalle spalle – sia per naturalezza attratto, a livello di sensibilità corporea. dalla concentrazione e scarica di masse sonore (Perfecta Gymnasia).

Poiché apprezzano questi contrasti tra i volumi sonori, di solito hanno un particolare rapporto con la musica di Beethoven; la sua musica infatti è come una ginnastica: movimenti di concentrazione e distensione, e nient’altro.

Per certi pianisti l’essenza della musica (a livello di percezione ed “esigenza” corporea) è questo particolare tipo di movimento. Sono quelli che più vi affascinano per la loro “tecnica”.

Siamo in un campo di indagine nuovo e stimolante: la tecnica pianistica vista come esigenza corporea di base da soddisfare. E ve lo dimostro subito praticamente.

 

Ecco a voi un pianista dal movimento “frontalissimo”: Stephen Hough.

La sua esigenza corporea, che nasce dalle sue spalle, lo porterà addirittura a condizionare l’interpretazione. Il disattento penserà ad un modello interpretativo, ma per noi è una esigenza corporea ben definita che diventa “artistica” nel momento stesso in cui si appaga.

In questo video il pianista ci parla del secondo concerto di Rachmaninov, insistendo in modo molto preciso sul desiderio di modificare il celebre incipit del pianoforte (a 2:00 circa) trasformandolo esattamente in ciò che abbiamo detto delle spalle: una scarica di crescendo. Niente  male, vero? Un pianivta soddisfatto e un ascoltatore sorpreso.

Capire quale movimento prevalga richiede un pò di esperienza e soprattutto di pratica di seitai, tuttavia potete osservarlo in questo semplice modo:

la tendenza a non chiudere le palpebre mentre parla (anche Trifonov lo fa spesso), perché il movimento avanti incanalato dalle spalle si coordina a quello dello sguardo: diventa unidirezionale, come il viso del pilota di Formula uno prima della partenza. A circa 5:20 lo vedete ripreso da lontano. Potrete osservare chiaramente come tutto il suo movimento provenga e sia guidato dalle spalle.

 

Però potremmo avere il caso di un pianista che organizza il proprio movimento a partire dal collo/testa: la sua esigenza di percezione sarà guidata dalla melodia e dalla struttura. Non è un caso che molti di questi pianisti siano attirati da Bach. Ad esempio Angela Hewitt, Andrea Bacchetti.

Ne approfitto anche per dimostrare come una sensibilità verticale renda al meglio non solo la musica di Bach, ma si addica anche quella di Rachmaninov.

Il pianista la cui sensibilità corporea e il cui movimento partono dalla zona mediana (ventre e stomaco), è invece guidato nella sua esecuzione esclusivamente dalla “timbrica” del suono. Tutto l’insieme viene organizzato a partire da questo parametro.

In questo video osservate come tutta la coordinazione di Gary Graffman provenga dal movimento laterale del corpo: addirittura l’incipit (che sembra quasi una smorfia digestiva…).

Braccia, dita, modo di “toccare”, vengono di conseguenza.

Chi ha più naturalezza a “torcere” la zona della cintura, invece viene guidato dal ritmo e dal suono forte. Potrebbe in qualsiasi momento alzarsi e… mettersi a ballare tenendo perfettamente il tempo. Il pianista ungherese Gyorgy Cziffra, per esempio. Eccolo sorpreso a “insegnare”.

 

Chi ha una naturale propensione al movimento di compattamento e rilascio di tutto il corpo, a partire dal bacino (un movimento “centrale”), percepisce la musica come un “evento totale“. Poco gli importano i dettagli, la melodia o l’interpretazione, è solamente attento a che l’evento sonoro si “riempia” o no.

In questo stupendo esempio di Claudio Arrau, sentirete come “riempie” la percezione globale dell’onda sonora.

Vi lascio immaginare che immensa risorsa risulti accorgersi e appagare queste specifiche sensibilità corporee per facilitare in modo decisivo l’apprendimento, lo studio e l’espressione. E guidare su un binario sicuro la tecnica, il personale modo di muovere le dita e “tocar” il piano. E facilitare la vita dell’insegnante che può finalmente cominciare a lavorare sulla “materia” stessa del suo allievo più che imporgli un metodo o un gusto e semplicemente chiedendosi: “dov’è?”

Potete trovare sintetizzati tutti questi argomenti, con esempi al pianoforte in questo estratto della mia conferenza al Pozzoli Village (quella del 2013).

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.