Sol minore, dal colore giallo lattiginoso
almeno è così che io lo vedo, sol minore della Sinfonia K 550 di Mozart dedicata alla figlioletta morta, sol minore dell’adagio di Albinoni di irreale luce, l’Op. 23 di Chopin; Sol re la mi la re sol, l’attacco del concerto per violino di Berg.
In realtà è al sol minore di questo preludio di Bach (BWV 885 Secondo Quaderno) che sto pensando e con il quale sto martellando da giorni la tastiera del mio pianoforte.
- trasformare un ritmo cadenzato in timbri
- a scolpire i silenzi
- a far urlare le voci
- a cambiare improvvisamente atmosfera?
- a far riverberare il suono all’infinito gestendo crescendi e diminuendi?
- a far nascere abbellimenti?
Tutto questo è possibile se vi lasciate andare e affidate alla tonalità di sol minore e a quel ritmo (che è in fondo la camminata del re e della sua corte nelle manifestazioni ufficiali), ma che per il pianista è un battito, una pulsazione vitale e vero banco di prova per raggiungere vette pianistiche supreme inesplorate, in sol minore, al confine tra la Vita e la Morte.
Se volete sentire qualche esempio, personalmente mi ha colpito molto questa interpretazione
Alberto