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Più di una volta, per esemplificare a scopo didattico

con la massima chiarezza i movimenti e la prassi tecnica, ho preso ad esempio e modello i grandi interpreti.

Aldilà delle mode o dei gusti personali, oltre quello che è “convenuto”, come chi è un pianista storico o no, il grande pianista è colui che sa essere se stesso, nel bene e nel male, a seconda della propria inclinazioni.

Non necessariamente il grande interprete è un grande tecnico, pochi sono i “virtuosi”, altri sono predisposti per stare sotto le luci del riflettore: qualcosa di concreto e oggettivo del loro modo di essere, che ancora sfugge alla nostra osservazione, li rende unici e irripetibili.

Ora, tutti questi aspetti li sappiamo adesso riconoscere grazie alla conoscenza delle 5 Osei e di quelle che prevalgono per condizionamento ereditario, il Taiheki.

Tutto questo può essere fonte di indagine infinita, ecco perché ho deciso di aprire una categoria specifica per questo. Nell’essere unici, ogni pianista (ne sa qualcosa il professionista, sempre a caccia di “Masterclass”…), offre qualcosa di nuovo che potete imparare, assorbire, fare vostro. Il senso della struttura di Pollini, il legato di Pogorelich,  la vitalità di Brendel, le scale di Murray Perhaia ecc.

Il grande pianista non esiste, esiste solo quello che sa essere se stesso. Rubinstein e Arrau, vittime della “tecnica del peso” dei loro tempi non sono mai stati dei grandi tecnici, ma il suono rotondo di Rubinstein, quello continuo di Arrau sono fonte di ispirazione e ammirazione da sempre.

Questo aspetto dell’osservazione è fondamentale per il giovane concertista, per non essere seppellito dalla competizione, per non inaridirsi con 300 concerti l’anno, per scoprire altre modalità di espressione, investigare…

Da questo momento in poi, grazie alla ormai acuita capacità di osservazione che qui state apprendendo, non finirete più di osservare e apprendere, fino al punto finale, quello di essere a vostra volta uninie irripetibili. Allora sorriderete quando la gente vi contatterà per venire da voi ad apprendere…

A seconda del Taiheki, la sensibilità corporea, il modo di fraseggiare, la predilezione o meno per certi autori cambiano.

Nel caso di taiheki verticale, l’attenzione è rivolta alla melodia. Bach è il terreno ideale, con la compresenza di più melodie da “equalizzare”, ma anche Rachmaninov, quando i pianisti smetteranno di considerarlo un “muletto” per attirare l’attenzione del pubblico. Alcuni pianisti “verticali”: Angela Hewitt, Bill Evans, Glenn Gould, Andrea Bacchetti e… Sergej Rachmaninov!

Nel caso di taiheki laterale, l’attenzione corporea è totalmente rivolta al timbro, il terreno di Debussy, Brahms e Schubert. Marc Andrè Hamelin, Alfred Brendel, Fazil Say e Lang Lang, per fare un esempio.

Nel caso di taiheki frontale, l’attenzione e la sensibilità corporea vanno al ciclo di tensione/distensione. Per il pianista di taiheki frontale la migliore ginnastica possibile è quella di suonare Beethoven per il suo continuo alternare di tensione e di stensione, il suo terreno Chopin, Liszt, Clementi. Alcuni pianisti “frontali”: Alexis Weissenberg, Stephen Hough, Daniil Trifonov, Francesco Libetta.

Nel caso di taiheki rotatorio, l’attenzione spontanea corporea è auditiva, ritmica, si amano i contrasti di volume. Pianisti con un simile taiheki potrebbero in qualsiasi momento alzarsi dal panchetto e ballare. E’ il “regno” di Beethoven e di Prokofiev. In quest’ottica l’esercizio migliore è il Precipitato della Settima Sonata di Prokofiev, da suonare solamente con le zone intermedie. Alcuni pianisti rotatori “doc”: Martha Argherich, Gyorgy Cziffra, Yuja Wang, Boris Giltburg.

Nel caso di taiheki centrale, l’attenzione corporea è dedita alla densità, all’intimità, la musica viene concepita come un tutt’unico, il pianista centrale, meno sensibile agli altri aspetti, suona un brano racchiudendolo in un’onda unica e unificata che va dalla prima nota all’ultima. Per comprenderlo, basta ascoltare Claudio Arrau, Ivo Pogorelich, Igor Kamenz, Giovanni Bellucci (bacino che chiude), Lazar Berman, Johnn Ogdon, Oscar Peterson (bacino che apre). E’ il terreno di Mozart, Scriabin, Schumann, Musorskji.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.