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La conoscenza della Osei di Taiheki

è qualcosa di fondamentale che aprirà nuove prospettive alla soluzione dei problemi tecnici al pianoforte e all’interpretazione, trasformandoli entrambi in qualcosa di vivo e palpitante.

Mozart, per esempio, un mistero anche perché la sua produzione pianistica è legata al suo entusiasmo per uno sttrumento in costruzione ed evoluzione e perché – e qua sono perfettamente d’accordo con Glenn Gould – non strutturata.

L’interpretazione di Haydn al pianoforte è sempre qualcosa di gratificante per il pianista, un punto di riferimento della propria maturazione e capacità di intendere una struttura. Ricordo un concerto di un giovane e valente pianista che portò in programma pezzi micidiali come la settima sonata di Prokofiev e il Mephisto valzer di Liszt. Quando andai a complimentarmi la prima cosa che mi disse du: “come è andata la Sonata di Haydn?”

Per tornare a Mozart, questa mancanza di struttura viene risolta dalla conoscenza del suo taiheki, ovvero le Osei che prevalgono per condizionamento genetico ed ereditario.

Nel suo caso la centrale e laterale. Entrambe attive, grande carisma (energia sessuale), ma anche senso del dramma, dispersione, superficialità, grande istinto per il canto, mescolati così bene che rendono Mozart al pianoforte uno degli autori più difficili da suonare, interpretare e articolare.

Il tutto con una velocità interiore alla portata di veramente pochi pianisti…

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.