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Molto provocatorio

come spesso sa essere questo magazine,

  • con grandi esclusi, come il Rach 3 o il Mephisto Valzer, in realtà brani fisiologici e rispettosi della logica pianistica;
  • liberato dai giudizi personali;
  • dalle false credenze (Rachmaninov, per esempio trovava più difficile il suo concerto 2, Bartok che padroneggiava il Totentanz, temeva il suo primo Concerto, come Chopin, che compose gli Studi per aiutarsi nell’esecuzione del Concerto op. 11);
  • classifica ben conscia delle tendenze motorie spontaneo/naturali (il pianista laterale troverà semplici le Brahms-Paganini, impossibili gli studi trascendentali di Liszt e viceversa…).

Una classifica è solo una classifica

una Hit parade per il gusto, il compiacimento, la soddisfazione del movimento verticale, che gode nel sapere chi… sta più in alto.

Allora… un lieve tremito e la classifica cambia, il pezzo più difficile diventa lo studio op 10 n. 1 fatto a quartine, gli studi di Debussy, il Rudepoema.

Buona lettura e buona riflessione!

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10.

Opus clavicembalisticum di Sorabj. Per la gestione della struttura.

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9.

Studio a mani pari di Charles Valentin Alkan, per la innaturalezza da gestire. Lo stesso Liszt aveva paura, quando sapeva che Alkan era in sala ad ascoltarlo, grande amico di Chopin, che gli cedette tutti i suoi allievi, Alkan è un grande dimenticato, riportato alla luce da grandi pianisti virtuosi, come Vincenzo Maltempo, Marc-Andrè Hamelin.

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8.

L’escalier du diable di G. Ligeti, per la complessità del processo di lettura.

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7.

Sonata seconda di Pierre Boulez, per la complessità del processo di memorizzazione.

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6.

Gli Studi di Chopin, per la difficoltà psicologica di cogliere la musica dentro la tecnica.

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5.

Robert Schumann, Sonata in sol minore op. 22, per la totale apianisticità.

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4.

J. Brahms, Concerto n° 2 in si bemolle maggiore op. 83, per la perversione della struttura pianistico/sinfonica.

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3.

La Hammerklavier di Beethoven, per l’infinito respiro dell’ampiezza strutturale.

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2.

Le Variazioni su un tema di Paganini di Marc Andrè Hamelin, un pezzo creato da uno dei più grandi pianisti virtuosi, e quindi difficile come lo esige l’immaginario collettivo…

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1.

Mozart, piano concerto K. 488, per la infinita difficoltà nella gestione dei timbri e della equalizzazione con la velocità interna.

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zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.