Penso che rimarreste sorpresi
di fronte a chiunque – desideroso di imparare a nuotare – lo faccia studiando bene a tavolino i muscoli e le leggi di galleggiamento di Archimede senza mai toccare neanche una goccia d’acqua. Eppure è ciò che fa quotidianamente un pianista. Ossessionato dalla tecnica, dalle dita, dai metodi miracolosi, dalle master con i grandi Maestri, o dalle scuole più prestigiose, o dalla ricerca auditiva narcisistica e fine a se stessa (se vuoi saperne di più vai a curiosare qua).
Avete mai provato a suonare invece, anche leggendo un pezzo o studiando,
- a immergervi nella vibrazione che il vostro strumento produce così com’è?
- Avete mai provato ad indagare dove esattamente nel vostro corpo e a gustarla e assaporarla?
Vi prometto che rimarrete non solo sorpresi, ma anche estremamente gratificati e interiormente appagati. Solo allora quelle quattro cose da sapere sulla tecnica verranno guidate e trasformate continuamente in uno studio ed un’esecuzione consapevoli e attivi.
Come sempre, e prima di essere celata la verità per un attimo è davanti a noi. Lo sa il pianista quando prova per la prima volta uno strumento per esempio, o sente dentro di sé il ricordo marchiato a fuoco di pezzi suonati e studiati nei primi tempi, vibranti e brucianti nelle cellule. Non sottovalutate poi che – nel piano a coda – la tavola armonica bagna bacino e parti basse, per cui il pianista dovrebbe essere lo strumentista più istintivo e folle!
Suonare il primo tempo dell’Hammerklavier sarà come mettersi nudi sotto una cascata in un bosco, il preludio in Do del WTC 1 solleticherà la vostra fronte e chissà quali altre scoperte farete e potrete raccontarmi.
Vi garantisco che in questo modo, qualsiasi cosa suonerete… diventerà bella!
Alla prossima e ne riparliamo a lezione, qua a Jesi o online.
Alberto