Personalmente non sono un fan di Schumann,
e quasi arrivo a pensarla come Glenn Gould, perché quanto lo trovo geniale come scrittore e critico tanto disarmante e sprovveduto lo vedo come musicista. Ma c’è una spiegazione a tutto questo che, come i lettori più veterani sanno, riesce a sfuggire al limite dei gusti personali, anzi li chiarifica.
La spiegazione sta nel taiheki del nostro beniamino, centrale con torsione, un universo multiradiale che non può avere forma e struttura ed è continuamente alimentato dal mondo intimo o dalla sfera sessuale e a quella dell’identità personale.
In queste condizioni è il pianista che può rendere interessante e dare vita e senso a questo pianismo perché
- passa qualcosa di proprio
- fa risonare qualche esigenza nascosta personale
- qualche inspiegabile mancanza
- vive una qualche irragionevole competizione
- si sta interrogando sulla vita e sulla morte
compreso eleggerlo a compositore importante come è il caso di Martha Argherich (e di cui non sa dare una spiegazione) per una sorta di affinità elettiva: ha probabilmente anche lei lo stesso taiheki…
Le difficoltà intrinseche del pianismo di Schumann vanno viste quindi all’interno di questa sua personale modalità vitale e se volete padroneggiare la Toccata op.7 è più importante che entriate nel personaggio, piuttosto che ammazzarvi di varianti o entrare in perverse avventure…
E’ molto interessante che andiate ad indagare il vostro desiderio di suonare Schumann, perché potreste scoprire delle cose molto interessanti. Fatemi sapere, potrebbe essere l’occasione di creare una masterclass sul pianismo di schumanniano.
Alla prossima
Alberto
Se volete approfondire l’argomento perché siete nuovi lettori.
Approfondimento sul pianismo di Schumann
Per saperne di più su un concetto tanto innovativo e sconosciuto come quello di taiheki