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Di come la linea che porta al dito 3, medio

svolga la funzione di asse che le braccia non hanno, ho già parlato abbondantemente. Comprendere questa struttura portante è fondamentale per il principiante per strutturare una buona mano pianistica e viene

esercitata in modo chiaro e inequivocabile

in un celeberrimo brano di J. S. Bach, l’Invenzione a due voci n° 8 in Fa maggiore.

In questa pagina trovate tutta la gamma possibile dei movimenti naturali del braccio, divisi a seconda di quale dei 5 movimenti è attivato e che dovrebbero diventare il vostro vademecum, ovvero poter essere trasposti alla tastiera senza nessuna intermediazione della tecnica.

Provate più volte a prendere un oggetto con delicatezza, osservando il movimento. Vi renderete conto che a realizzare concretamente il lavoro sono solo i polpastrelli/punta di pollice e mignolo, aiutato e reso possibile grazie alla presenza stabile e immobile di questa linea medulare che arriva al dito 3 medio.

Avete la prova che funziona quando in questo punto… si creerà della musica (la cadenza, per quelli di voi più pratici del linguaggio musicale).

Chi di voi ha acquistato il mio Quaderno di tecnica pianistica (che investiga e vi fa riflettere e sperimentare sul primo approccio alla tastiera) troverà in questo articolo un aggiornamento e un ulteriore esercizio da provare.

Rendersi conto ed attivare questo meccanismo naturale è allo stesso tempo di grande aiuto per studiare da subito a mani unite, senza quell’inutile passaggio dello studio a mani separate (come ho sempre profetizzato nel mio Non manuale per il pianista ).

Infatti, lavorando in questo modo non solo vi garantite l’essenzialità di movimento che vi serve per suonare, senza niente di più che vi distolga, ma ottimizzerete allo stesso tempo il sistema nervoso centrale complice l’aiuto auditivo offerto dalla struttura a canone.

Lo studente avanzato, incluso il professionista, può utilizzare questo spunto di riflessione per mettere a punto o comprovare la tenuta della propria impostazione. Cosa utile perché troppi pianisti si fidano del proprio istinto naturale e se accade qualcosa non hanno gli strumenti per risalire alla fonte originaria del movimento.

Diamine è capitato anche a Glenn Gould, campione assoluto di digitalità e velocità pianistica!

Nel caso vogliate cimentarvi ecco il corrispettivo più evoluto con il pezzo che più vi mostrerà la presenza e il funzionamento di questo asse medulare: lo Scherzo Op. 31 di Chopin.

Bach – l’ho ripetuto più volte – è il più grande didatta per la tastiera come Chopin lo è della tastiera… del pianoforte.

In questo estratto del cantabile potete toccare con mano la presenza dell’asse:

qua la sua presenza viene messa alla prova ed esercitata:

Un’ulteriore prova della sovrana capacità didattica di Chopin la trovate nel modo in cui “prepara” l’asse

Chi credete che sia il vero responsabile del meraviglioso suono fantasma?

Come prima con l’invenzione di Bach la prova del nove della buona integrazione dell’asse era arrivare alla “cadenza” con una soddisfacente (per voi!) musicalità , qua il risultato finale lo avete da quanta scioltezza e musicalità e dal grado di eufonia che riuscirete a creare in questo punto

più l’asse è fermo, stabile, strutturato, più l’asse riesce a definire il proprio spazio più vi verrà bene il pezzo.

Non sono l’unico  pensarla in questo modo…

Continueremo…

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.