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Parola chiave microinterazione

come si dice oggi nel disegno web, quando si vuole portare l’attenzione del visitatore su qualcosa in modo gradevole con un pulsante colorato, un’icona che si muove… E’ quello che fa Ravel con la sua straordinaria scrittura pianistica

  1. che niente ha a che vedere con quella di Debussy
  2. fondamentale per impostare una mano pianistica insieme a D. Scarlatti e Liszt

Comprenderete tutto al volo quando vi dirò che il movimento vitale di Ravel risente molto della combinazione tra il frontale e quello verticale .

Il suo pianismo presenta sempre movimento, ma con qualcosa che lo rallenta, lo ferma che lo rende… statico.

Parto quindi con la microinterazione raveliana più famosa (l’incipit di Ondine), non solo per spiegare la differenza tra i due pianismi in modo definitivo, ma anche per offrire una prova sperimentale che potete realizzare da voi stessi alla tastiera.

Se suonate questo incipit tenendo un po’ più alzata la zona del secondo dito, suonerà alla Debussy e risulterà un suono molto morbido e ricco di sfumature…

Se invece attivate, portandogli una piccola attenzione mentre suonate, i bordi esterni di pollice e mignolo, suonerà Raveliano e risulterà un suono molto luminoso

L’incipit di Ondine del Gaspard de la Nuit è la microinterazione più famosa per un pianista, ma il pubblico di ascoltatori ne ha in mente un’altra, e forse ora comprenderà da dove viene il suo fascino ipnotico

Così avete anche le chiavi per poter leggere con maggiore facilità le tante parti movimentate del pianismo di Ravel, sempre con questa impostazione delle mani, sempre cercando un suono luminoso. Un pianista che non rende Ravel luminoso, non sta suonando Ravel.

Tutto questo movimento serve per far apparire la linea melodica, il movimento verticale co-protagonista che però è passivo, per cui non va scolpito come il tema di una fuga di Bach, ma vi divertirete (e tanto, ve lo assicuro, come solo il pianoforte può permettere) a farlo apparire insieme alla figurazione.

Ora riesco a spiegarmi come mai Ravel si è tanto trovato a suo agio nell’architettare il concerto della mano sinistra, al punto da offrire l’illusione acustica che a suonare siano due mani.

Cercate sempre prima il movimento

Poi lasciate che prenda corpo la melodia

Per aiutarvi a tenere sempre la mano in assetto frontale, cercate sempre gli estremi

 

Tutto qua, troverete le stesse condizioni in tutto il pianismo raveliano.

E’ nato prima l’uovo o la gallina? L’uovo. Prima per pianoforte o per orchestra? Per pianoforte. Ecco il Prelude dal Tombeau de Couperin del 1918

Primo periodo impressionista, periodo neoclassico… Sciocchezze e vezzi da musicologo! il movimento vitale è sempre lo stesso anche nel primo pezzo per piano di Ravel

Ma eccolo il nostro beniamino

 

mascella squadrata, inclinato in avanti, per puro caso ritratto senza la immancabile Goluase in filo diretto con i polmoni sede organica del movimento frontale.

Essere un grande pianista raveliano significa avere qalcosa, nel proprio essere e nella propria sensibilità, che rispetti pienamente le condizioni che vi ho appena esposto. Gustatevi l’ascolto leggendo la partitura.

La naturalezza di un autore si riflette inevitabilmente nella sua scrittura, ne sa qualcosa chi ha letto il mio Quaderno sulla lettura a prima vista!

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.