Porsi di fronte all’opera di Bach
significa essere di fronte a qualcosa di più grande di noi e misterioso. Esattamente come Charles Ives scrisse la Concord Sonate con la convinzione che l’incipit della Quinta di Beethoven contenesse un messaggio per l’Umanità , così il pianista dovrebbe partire con questo senso di esplorazione di nuovi confini più che armato di conoscenze o false sicurezze.
La mia ricerca con il Seitai – una sorta di scienza dell’intuizione – rivela con facilità e chiarezza, nella struttura spontanea di Bach, la compresenza dei movimenti vitali verso l’alto e verso il basso e il dentro, condizione particolarissima e unica, il maggiormente assoluto e maggiormente intimo convivono nello stesso tempo, come il lettore può andare a cercare nei vari articoli dedicati a Bach e a questa sua incredibile unicità e che viene pienamente confermata da un ricercatore come Daniel Levy, l’autore di Eufonia il Suono della Vita e dalla passione per i numeri dello stesso Bach (il 14, il numero preferito di Bach è la somma delle lettere del cognome e l’ultimo numero scritto dell’Arte della Fuga).
Vi lascio ad ascoltare proprio Daniel Levy e ad interrogarvi su cosa vi appaia diverso nella sua interpretazione rispetto alle altre che conoscete.
A presto e alla prossima illuminazione o a lezione di piano, qui da me a Jesi o online
Alberto