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Un compositore particolarmente legato alla Osei verticale.
La musica di Bach richiede un suono che abbia un distacco e una spiritualità che il tocco pianistico non può raggiungere se non è attivato un movimento ascendente. Se ci sono queste caratteristiche, qualsiasi strumento suona… Bachiano.

La osei verticale ci aiuta ad interpretare Bach

Se cerchiamo il suono giusto “Bachiano” intellettualmente, rischiamo una scissione con la sua effettiva propulsione: il movimento verticale (ho parlato della scissione tra cosciente vestito e spontaneo in questo articolo). Già le diatribe esistenti sulla legittimazione della sua musica al pianoforte confermano la confusione oggi esistente tra un approccio intellettuale e filologico e un’effettivo utilizzo della materia ed energia cerebrale. Un conto è la predilezione personale di Bach verso uno strumento un altro conto è comprendere come creare un “suono” che sia bachiano.

E’ ciò he accade in questo significativo estratto del film Il silenzio prima di Bach: la situazione non è proprio da sala da concerto, ma la serenità del musicista, il lavoro coordinato dei polpastrelli rendono il grande ambiente della musica Bachiana.

Se studiate ed eseguite Bach lasciandovi guidare dalla osei verticale, avrete le condizioni ideali per suonare rispettando la naturalezza dell’autore e la vostra. A conferma di tutto ciò pensate a quanti pianisti affrontano Bach nei momenti importanti, di svolta e di maturazione della loro carriera (Murray Perhaia addirittura lo usò terapeuticamente, incidendo Bach per uscire da un periodo di depressione). Oggi è di gran moda tra i pianisti – sulla scia di Glenn Gould – far sfoggio di  sé interpretando Bach, ma il più delle volte si tratta di operazioni commerciali.

Se a guidare la vostra coordinazione è il movimento ascendente della cavità cranica, se permettete alle braccia di attivarsi come conseguenza di con una precisa gerarchia di muscoli e attivare una serenità specifica del sistema nervoso il viaggio per interpretare Bach coinciderà con la vostra personale scoperta: quella del funzionamento del vostro sistema nervoso centrale.

Le voci, per esempio, non emergeranno ma si equalizzeranno. All’inizio della vostra ricerca, cercando solamente la vostra stessa materia, il suono risulterà ruvido e possente e suonerà più o meno in questo modo: la vostra ascensione ha inizio.

Spiegai queste semplici cose ad una pianista. Giusto in quel periodo stava studiando senza successo un brano di Bach. Nel provare a coordinarsi verticalmente ebbe una strana reazione: suonò tutto il pezzo… ad occhi chiusi!

La coordinazione verticale

è fondamentale anche per eseguire Rachmaninov, (ne ho parlato approfondendo la diteggiatura e la lettura della partitura). Se ascoltate dal punto di vista del movimento verticale rimarrete stupefatti: sentirete le voci rincorrersi come se fosse un’allemanda in stile… Russo. E tutto questo è incredibilmente pertinente e aldilà dei gusti personali. Ma purtroppo non è ancora il momento di rendere a Rachmaninov la sua natura, almeno finché non servirà più come trampolino di lancio per i nuovi concertisti.

Affidiamoci allora ancora una volta alle dita di Andrea Bacchetti per sentire come suona il “vero” Rachmaninov.

Cercate il vostro movimento verticale

Quando sale la testa (cavità cranica), si allunga verso l’alto la totalità della CVP. Questa azione si trasmette in forma automatica e specifica, e con totale naturalezza, alle braccia.

 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.