La tecnica pianistica rimarrà sempre a metà
finché non la connetterete con il vostro movimento la vostra naturalezza, e tutti i vostri contenuti emozionali. Rimasi seriamente colpito quando da fonte sicura appresi che un noto pianista italiano era in realtà stato obbligato dal padre a suonare il pianoforte, senza contare lo stato di quasi autismo di celebri concertisti.
Il lato tecnico deve aiutare quello emozionale e spontaneo e viceversa, quello emozionale e spontaneo deve poter aiutare quello tecnico.
In questo piccolo video appunto, girato dal mio piccolo cineoperatore, vorrei cominciare a sdoganare una volta per tutte la seriosità della tecnica pianistica giocando e mostrandovi come un salto, di qualsiasi tipo:
- intensamente cantato come nel Preludio n° 4 op. 28 di Chopin
- drammatico che rompe il silenzio come nell’incipit della 111 di Beethoven
- In totale movimento come nel finale della Sonata 3 di Chopin
sia accomunato dalla stessa identica cosa: il bisogno di un reale, autentico e luminoso slancio in avanti. Diventerà più importante e decisivo nell’esito dei vostri “salti” studiare i pezzi più con l’idea di essere in un prato di margherite e per un attimo essere un bambino che vuole correre…