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Sono sempre molto interessato

ai vari dibattimenti sulla velocità pianistica. Su tutti spicca la ricerca di Wim Winters , davvero ricca di spunti di riflessione. Persino quando vivevo in Catalunya, un pianista jazz mi raccontava che il suo maestro era solito rimproverarlo per l’eccessiva velocità ricordandogli che un tempo ci volevano 3 giorni per andare a Barcellona.

Tuttavia un conto è l‘accelerazione sociale sempre crescente e oggi arrivata al capolinea della dissociazione mentale e un conto è la realtà della vita spontanea dell’organismo.

La velocità esiste

ed è quella legata al movimento centrale, alla nostra capacità di entrare dentro e vibrare.

Non riesco proprio ad immaginare Domenico Scarlatti, segretamente innamorato dell’Infanta di Spagna e quindi perennemente imprigionato dentro la vibrazione interiore velocissima di un amore impossibile, che crei ed esegua a metronomo dimezzato i suoi Essercizi per il Gravicembalo (perché si sarebbe scusato nel frontespizio della prima Edizione?…) né tantomeno Mozart, musicista centralissimo vissuto all’insegna della velocità interiore.

E restando con Mozart (di cui ho scritto spessissimo) il suo pianismo è addirittura impossibile, perché l’abisso della velocità interiore, del suo dramma interiore, si apre come un magico portale all’improvviso (una passaporta, come direbbe Harry Potter), rendendo impossibile eseguirlo al pianoforte, quanto è invece semplice, bella, luminosa e fisiologica la sua vocalità

Osservate dunque un pianista centralissimo come Christian Zimerman aiutandovi con questa immagine dove potete apprezzare la forza centrifuga verso il basso che si riflette inevitabilmente nella mano (zona anulare e lato interno del mignolo più muscolosa e dove risiede il centro di gravità e la sua coscienza digitale).

Ma soprattutto ascoltatelo e osservate come le linee guida del suo movimento restino immutabili anche con il passare degli anni.

Dove il filologo si indigna perché Chopin non usava strumenti con il doppio scappamento o registri omogenei, o il metronomo non viene dimezzato, l’ascoltatore attento non può che essere compiaciuto e comprendere che

Velocità fa rima con intensità ed è sempre giustificata quando è supportata dall’intensità interiore.

Rende possibile l’interpretazione che segue che fra le altre cose mi fa capire quanto Glenn Gould abbia svelato il mistero del pianismo mozartiano:

E rende addirittura lecito questo, che altri non è che l’esatto contrario…

Alla prossima

Alberto

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.