…della propria creatività, avrebbe scoperto i segreti dell’articolazione digitale pianistica.
Quali cose
dunque, non funzionano nella sua opera più famosa Il pianista virtuoso? Essenzialmente due:
- sviluppando gli esercizi alla distanza di una sesta il pianista rimane condizionato dall’idea di dover “allargare” (cambiare forma) la mano, coinvolgendo muscoli (i lombricali) che sono destinati ad altro uso: suonare gli accordi per esempio.
- la destinazione “forzata” di ogni esercizio nasconde la chiave per dare alle dita la stessa forza ed una regolarità unanime.
Ha però azzeccato scegliendo per le esercitazioni il funzionamento a mani pari piuttosto che a moto contrario, coincidendo così con il funzionamento reale degli emisferi cerebrali e facilitando l’apprendimento.
Ma gli sarebbe bastato aggiungere una sola nota
che si sarebbe unito a chi i segreti dell’articolazione li ha scoperti veramente: