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Ho fatto recentemente una scoperta che contribuirà in modo decisivo a definire una respirazione che sia funzionale al pianista; parte infatti da una semplice osservazione che si origina dall’organizzazione delle braccia stesse:

nelle braccia, le zone di ogni estremo (gomito-polso, polso-nocche, nocche-dita ecc.) più lontane dalla CVP* sono legate alla parte cranica, quelle più vicine alla CVP, alla parte caudale.

Vediamolo insieme:

schema osei

 

In verde troviamo la regione f-e (movimento verticale e frontale), testa e spalle (la parte cranica in alto), coccige e testa dei femori in basso (parte caudale). La coordinazione parte soprattutto dalla parte cranica. In giallo senape la parte caudale (regione circolare), che si attiva maggiormente dalla parte caudale (in basso).

Una buona respirazione – soprattutto quella funzionale per un pianista, che è seduto e tiene le braccia “sospese” sulla tastiera – sorge spontaneamente quando la parte sopra e sotto sono coordinate. Il diaframma lavorerà senza creare “apnee”.

images (1)E’ una cosa che chiunque può comprovare. Il pianista alle prime armi che sta provando a mettere la mani sulla tastiera, o emozionato al primo saggio di classe, vive uno stato tale di “sovraeccitazione” dell’attività cerebrale che non solo non riesce a respirare ed essere pertanto tranquillo, ma non è più in collegamento con… la parte sotto. Visto da fuori, una postura che tutti riconosceremo: quella dove sembra che tutto sia spostato in avanti. In realtà sono semplicemente attivati tutti gli estremi più lontani della CVP, quelli che stanno vivendo l’eccessiva tensione mentale.

Osservate ora questa foto di Gyorgy Cziffra:

le vostre zone intermedie

Se provate ad assumere la stessa posizione, scoprirete che la vostra CVP “gira”, ruotando con estrema facilità.

La zona dove poggia il braccio destro (estremo gomito-polso) è più lontana dalla CVP, il braccio sinistro invece, poggia – nello stesso asse polso gomito – in una parte più lontana. Sempre provandolo su di voi, vedrete che il primo “appoggio” vi farà ruotare dalla zona sotto il diaframma, il secondo, sopra. La testa, e ne rimarrete sorpresi, rimane piacevolmente coinvolta dal movimento e non interferirà. Il risultato è che entrambe le zone, sopra e sotto il diaframma si coordinano, mantenendo funzionale la respirazione.

Rimarrete anche sorpresi perché coglierete il pianista quasi sempre ad “appoggiare” le stesse zone: una osei di taiheki rotatoria prevalente ha fatto sì che Cziffra sia stato il grande virtuoso che merita la sua fama.
tutto avanti
Osservate quest’altra foto: ora che avete una maggiore cognizione delle zone più distanti e prossime in correlazione a cranico e caudale, potete osservare come questo pianista (evidenziato dalle frecce in rosso) presenti un “indurimento/coagulazione/tensione” delle zone più vicine alla CVP che si riproduce con matematica precisione in ogni estremo: spalla-gomito, gomito-polso, polso-dita.
Questo significa che la parte sotto è bloccata e non si può coordinare con quella sopra: il pianista suona, ma non respira.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.