L’osservazione del movimento, l’analisi della sua scrittura
tutto fa pensare alla presenza di una Osei verticale passiva nella musica di Rachmaninov. Articolazione, attenzione alla melodia, ovviamente non “attivo” come potrebbe essere il mondo di Bach, ma passivo, cavillante, che riflette sul mondo. Non a caso Rachmaninov è considerato un simbolista.
Tutto questo è confermato dalle sue stesse incisioni, asciutte, rigorose, e non solo a firma sua. Le sue interpretazioni del Carnaval e della seconda sonata di Chopin sono tra le migliori e sicuramente storiche…
Perché allora tutto quel Rachmaninov che sentiamo dagli interpreti, lussureggiante, votato al virtuosismo estremo? C’è da riflettere.