Solo per suonare gli accordi, e solo se è concretamente canalizzata energia emozionale o intensità espressiva.
Quella di dover allargare la mano è una delle credenze più dure a morire, insieme a quella del “passaggio” del pollice.
L’idea di dover allargare la mano per eseguire lo studio op. 10 n. 1 di Chopin è come quella di dover allargare i binari del treno, visto che la carrozza è più larga…
Questo è ciò che vede un corridore di Formula 1 andando a forte velocità: la strada si restringe. Le dita nello studio di Chopin si muovono insieme alla velocità, la mano non solo non si allarga, anzi in molti passaggi si “restringe”.
In Brahms addirittura è contropruducente e limita il 99% della resa tecnica delle Brahms-Paganini.
Due modi sani per allargare la mano.
L’arco si tende: utilizzare solo gli “estremi” ovvero la parte esterna di pollice e mignolo.
La base delle dita.
Favolista negativo, buco nero del pianista che non osa “avere confidenza” con il proprio corpo, ecco da dove nasce la “credenza” di allargare la mano