Immaginate Scriabin
e la sua quinta sonata eseguita su di un fortepiano di fine 700. Difficile esprimerne il contenuto, impossibile nel caso non l’abbiate mai sentita al pianoforte. Mozart, un tantino in avanti per i suoi tempi (sua è la prima serie dodecafonica della storia…), si è ritrovato ad amare il pianoforte senza che questi fosse ancora perfezionato come quelli moderni.
Questa è la prima ragione che rende quasi impossibile il pianismo di Mozart, tanto quello di Haydn efficace, funzionale e divertente. La seconda l’abbiamo già incontrata analizzando la sua naturalezza e il suo movimento vitale: una combinazione tra laterale e centrale attivo (bacino che apre). La sua velocità interiore rende impossibile l’attuazione anche su un pianoforte moderno, come ne parlo in questo video-appunto.
Ne ho già parlato quando ho inserito Mozart nel Pianismo dell’impossibile, saperlo cambia la prospettiva dell’interprete perché diventa conscio di una sfida senza soluzione. Quanto Mozart è fisiologico con la voce, tanto è irrealizzabile con il pianoforte. Glenn Gould lo aveva capito, anche se aveva seppellito questa consapevolezza sotto il suo humor caustico e volutamente controcorrente.
Per tutti gli altri interpreti, un’inebriante sfida.