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Il Koan: rendi inconscia la sinistra

Coordinazione rotatoria passiva, anulare e lato contiguo del mignolo le dita che si attivano per studiarlo e suonarlo correttamente. Ne ho parlato più diffusamente nell’articolo dedicato al 10-9.

UNA SIMILE COORDINAZIONE CHOPIN CE LA METTE SUBITO DAVANTI AL NASO CON DRAMMATICA E URGENTE EVIDENZA:

Analizziamo ora un apparente predecessore di questo studio “rivoluzionario” in tutti i sensi: il finale dell’op. 57 di Beethoven

potete osservare che il motore per l’esecuzione è sempre la coordinazione rotatoria: ovvero trovare l’impulso ritmico che proviene (nel pianismo di Beethoven come in quello jazz) sempre dalla sola mano sinistra. Il ritmo permetterà alla mano destra di organizzarsi intorno alla zona del dito 4.

(ammirevole la diteggiatura esposta in questo esempio perché offre totale libertà all’anulare di gravitare).

Con il 10-12 troviamo l’esatto opposto: ad organizzare il ritmo è questa volta la mano destra e la sinistra troverà una nuova e rivoluzionaria funzione: una regolarità dal suono quasi spettrale. Più che uno studio per la mano sinistra, siamo di fronte ad uno studio per la mano destra che gestisce e guida il movimento della sinistra.

Fate un esperimento con questo passo della 111 per comprendere meglio:

se, a guidare il ritmo è la sinistra – rendendo attivo il ritmo – avrete il giusto suono Beethoveniano, se a guidare il ritmo è la destra – il ritmo è reso passivamente – vi apparirà lo spettro amletico del 10-12!

Quindi, per studiarlo ed eseguirlo correttamente, dovrete portare la vostra attenzione sul ritmo (e il suono) della mano destra per permettere alla mano sinistra di coordinarsi; la mano sinistra, dal canto suo – mantenendo continuamente il sentito f-e (la “posizione” della mano) – deve trasferire la propria energia verso la parte più carnosa (la zona del dito 4).

Se non fate questo lavoro già da subito sentirete “incartarsi” la zona contigua di dito 2 e 3 e non riuscirete a gestire in modo autoriflesso il movimento del pollice. Se invece trasferite tutta l’energia nella zona del dito 4 e la coordinate al ritmo (e al suono stridente nel caso dell’incipit) questo passaggio vi verrà con una facilità sorprendente e gratificante.

fregatevene totalmente di accentare volontariamente: vi verrà in modo automatico

Chopin è pragmatico nonché un insegnante di pianoforte eccezionale: se non avete compreso il meccanismo, cadrete nel passaggio seguente che non è più difficile, ma mette a fuoco con maggior chiarezza il meccanismo voluto e intuito da Chopin.

Non l’ha compreso neanche il revisore di questa partitura che ha dovuto mettere una nota puntata per cercare di buttare sul melodrammatico ciò che in realtà è la mancanza di messa a fuoco tecnica:

Così avete a portata di “mano” la soluzione per i passi apparentemente più complessi, come questo:

la distanza – apparentemente complessa – tra le dita si risolve semplicemente trasferendo l’energia verso la zona del dito 4 (la parte più carnosa della mano), ovviamente incastrandola con questo ritmo (dove andrà la reale attenzione e studio del pianista)

o questo:

COSA FA LA MANO NEL 10-12: ATTIVA LA PARTE INTERNA DEL MIGNOLO DELLA MANO DESTRA;
LA REALE DIFFICOLTÀ: LIBERARE LA SINISTRA.



zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.