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Il Koan: rendi inconsci i pollici, per cantare…

Questo studio merita la sua fama; cercherò di farvi capire perché. Partiamo quindi dai suoi misteri, al confine con l’llusionismo pianistico:

perché questi strani segni di legatura? Quasi nessun pianista li rende

Perché questa nota che mai nessuno evidenzia come scritta?

Perché non ci sono due pianisti che eseguano allo stesso modo e con una logica comune il corale che appare tra gli arpeggi??

Eppure, guardando la scrittura (e mettendo le mani sulla tastiera per suonarlo) è chiaramente definita la parte esterna degli estremi delle mani in altrettanto chiaro sentito f-e: dovrebbe funzionare come il 10-1, ma qualcosa non convince.

La chiave del mistero la troviamo in questo bel ritratto di Chopin dove lo vediamo suonare un pò all’indietro: siamo in presenza del movimento frontale introvertito o ricettivo.

Cerco di spiegare la differenza con un esempio… idraulico: un tubo che spara con forza l’acqua per portarla all’ultimo piano di una casa è il nostro movimento attivo; bisogna solo preoccuparsi che non ci siano ostruzioni. La pompa invece che aspira l’acqua per lo stesso lavoro è la sua controparte passiva, ma bisogna fare in modo che non si inceppi.

Se è attivato il movimento avanti attivo, la coordinazione pianistica privilegerà il mignolo, altrimenti il pollice. Questo secondo tipo di coordinazione era quella naturale dello Chopin pianista, e ci apre un mondo nuovo per capire come effettivamente suonasse che è perfettamente rispecchiato in questo studio.

Il pollice è dunque il protagonista assoluto e misterioso di Ocean, deve suonare o cantare, come recita il koan, in modo quasi inconscio, come un fantasma shakesperiano.

Chopin ha più di una volta rivoluzionato l’uso del pollice, facendolo suonare sui tasti neri o cantare: nel trio dello Scherzo op. 20 e nel primo dei tre studi scritti per il Metodo dei Metodi di Fetis e Moscheles.

e come sua abitudine didattica negli Studi l’autore vi offre le chiavi per rendere oggettive sulla tastiera le sue rivoluzionarie scoperte.

Per esempio vi aiuta a far sparire, come in un gioco di prestigio, il pollice

e da questo punto in poi , il pollice non c’è più, ma si sente la sua presenza, come una voce da dietro le quinte

nel finale è proprio la silenziosa presenza del pollice che vi aiuta a creare quell’illusione di campane delle ultime battute, e ad espandere il suono, piuttosto che i mignoli accentati.

Tutto avanti, il 25-12 suona così:

bellissima interpretazione, ma la personalità di Horowitz soverchia quella di Chopin, perché sta eseguendo “attivamente” (lo sentite anche dai mignoli sparati negli acuti). Sarebbe perfetto per il 10 1, dove però non risultano esecuzioni di questo studio da parte di questo mago della tecnica e vi spiego anche il perché: il crescendo energetico della sua osei di taiheki centrale avrebbe mandato in saturazione la coordinazione delle dita.

La maggior parte delle esecuzioni che sento è fatta con questo sentito, ma non si può neanche dare la colpa ai pianisti, perché nessuno insegna loro come fidarsi del corpo. E’ il limite della tecnica pianistica, che ci insegna a muovere le dita, ma non che cosa anima quelle dita.

Eccovelo dunque nella sua reale veste introvertita,eseguito da Vladimir Ashkenazy che coglie la logica segreta dello studio.

Di fronte all’urgenza di rendere onore al “sentito” chopiniano, i gusti personali perdono di importanza. Le due interpretazioni a confronto potranno piacervi o meno ma oggettivamente una è chopiniana el’altra no.

Se volete attivare il pollice e realizzarne tutti i giochi di prestigio di cui vi ho parlato, dovrete quindi cercare il movimento e lo slancio frontale passivamente, altrimenti sarà sempre il mignolo a prevalere, falsando la naturalezza di questo studio.

Le braccia – strumento realizzativo del corpo – devono la loro formazione alla muscolatura ventrale (quella davanti) che rappresenta la fase passiva e detensiva del movimento. Quella attiva la trovate nel funzionamento della parte dorsale (quelli dietro):

Ocean rappresenta quindi la possibilità concreta per il pianista di coordinarsi finalmente a partire dalla parte davanti, anche se spesso e volentieri vedo i pianisti chini sulla tastiera.

COSA FA LA MANO NEL 25-12: DEFINISCE E ATTIVA PASSIVAMENTE LA PARTE ESTERNA DI 1 E 5 PRIVILEGIANDO I POLLICI;
LA REALE DIFFICOLTÀ: ATTIVARE LA MUSCOLATURA VENTRALE.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.