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Inizio con la cruda verità: questo celeberrimo studio non è uno studio per le ottave, ma per il “sentire” circolare delle mani.

Qualcuno potrebbe però obiettare – aggiungendo confusione ai pianisti – che è uno studio per le ottave legate. Sono costretto a deludere anche lui: le uniche ottave legate che io conosca sono queste:

Franz Liszt: Rapsodia 6

Le vere ottave pianistiche sono sempre in sentito f-e definito dai bordi esterni della mano, per cui possono soltanto dare l’effetto (o l’illusione, se preferite) di un suono legato. In questo studio non accade e dell’ ottava c’è solo la distanza sulla tastiera. La dimostrazione è anche nel tipo di suono che si crea, magmatico e non luminoso e che Scriabin, che ben ha assimilato il pianismo chopiniano, porterà alle estreme conseguenze con il suo studio sulle none.

Se date un’occhiata alla foto di questo direttore d’orchestra,

osserverete come la grande intensità che sta vivendo si rifletta nell’apertura della mano, che si apre a partire dalla parte interna del mignolo. Come accade quando abbracciate o dovete sollevare qualcosa di pesante con estrema delicatezza. Questo è l’ambito dello studio, e poco c’entra con il sentito geometrico delle ottave.

Quindi se volessimo giocare a fare i pignoli dovremmo dire che 25-10 è uno studio per la regione circolare del quarto dito… sulla distanza di un’ottava.

Date allora un’occhiata a come è fatta e a come funziona la mano di un pianista.

Abbiamo anche visto, per lo studio 10-9 come le mani possano spostare la loro energia verso la zona dell’anulare, attivando la coordinazione rotatoria: quella che ci serve per dare la massima forza possibile alla mano. La coordinazione rotatoria si attiva una mano per volta, a seconda della direzione della torsione. Verso destra e abbiamo il mondo pianistico Beethoveniano o verso sinistra e abbiamo la soluzione pianistica per l’op.10 9 e 12 e la Sonata op. 35.

Ma se questa canalizzazione avviene per entrambe le mani, entriamo nella coordinazione centrale. E’ il caso del nostro 25-10.

Si attivano la base del pollice e del dito 4 e 5 di entrambe le mani. Un’altra scoperta che possiamo fare – poiché il movimento centrale è per naturalezza multidirezionale – è un certo effetto centripeto: quello del finale della Seconda sonata – per esempio – dove ad un certo punto il pianista ha l’impressione che le proprie mani vadano per conto loro.

Uno dei maggiori scogli che incontra il pianista alle prese con questo studio è quando Chopin inserisce all’interno di queste false ottave… una melodia.

Poiché il pianista sta pensando alle ottave di Liszt – che definiscono sempre il piano f-e – o a delle misteriose ed inesistenti ottave legate, le sue mani non possono che rispondergli ed obbedirgli e queste notine diventano un inferno di movimenti volontari.

Se invece riuscite a canalizzare il movimento centrale che vi ho descritto, siete nelle condizioni esatte e naturali per studiare il 25-10:

in base infatti all’interdipendenza dei cinque movimenti, quello laterale sarà proprio il movimento che aiuta il pianista a trasferire l’energia verso la parte più carnosa della mano e rappresentato da questa nota di mezzo.

Quindi, più che un ostacolo, dovete considerarla come l’aiuto insperato che vi serve. Certo dovrete abituarvi ad attivarlo in modo autoriflesso e coordinato, non volontario.

Ditemi voi se Chopin non è un genio assoluto del pianoforte…

Qua siamo in piena forza centripeta

La parte centrale – che ha le stesse coordinate, privilegiando l’aiuto laterale di cui vi ho parlato prima – può finalmente smettere di essere il tronco di salvataggio del pianista in mezzo alla burrasca…

Con i due esempi che seguono – anche se si tratta di pianisti professionisti – vedrete come Gavrilov non comprende la logica interna dello studio affronta le ottave in modo f-e (con la parte esterna di 1 e 5): sta suonando Liszt. Faticherà a stare dentro il binario, la forza centrifuga lo spazzerà via e la parte di mezzo diventa un salvagente.

Cziffra, universalmente conosciuto come virtuoso lisztiano, non smetterà mai di sorprendermi per l’acutissima sensibilità con cui affronta Chopin e senza mai abusare della sua incredibile capacità tecnica.

Ascoltate come la logica dello studio venga rispettata, rendendo così un’interpretazione efficace e poetica.

In sintesi:

cosa fanno le mani nel 25-10: si compattano e l’energia si sposta verso la parte interna dei mignoli;

la reale difficoltà: creare suono.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.