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se sai concentrare l’attenzione sul basso, gli arpeggi si muoveranno da soli

Conoscere la naturalezza di Chopin, aiuta anche a comprendere come vadano studiati ed eseguiti i suoi Studi. A differenza dei suoi contemporanei, che davano una veste tecnica a della musica, nel caso di Chopin questa viene direttamente incarnata nella sua musica. Evento unico, non più ripetibile.

Questo studio in particolare è rivoluzionario perché è l’espressione diretta della libertà di movimento nell’esecuzione pianistica. Un movimento, una coordinazione diventa direttamente musica, arte, poesia; e mai prima d’ora ci si era affidati a un dito solo come guida di tutto il movimento: il mignolo.

Provatelo anche voi: se qualcuno prende il vostro braccio e preme leggermente lungo tutta la sua linea esposta, avrete sempre un movimento avanti. E questo accade fino al mignolo.

Se andate a guardarvi come lo suona un giovane Garrick Ohlsshon, vedrete chiaramente la linea frontale esposta e attiva

Per suonare questo studio dovete quindi attivare la parte esterna di 1 e 5
che sulla carta sono le note segnate in verde (il colore della osei frontale

Cerca gli estremi, suonando solo le note verdi…

Facciamo un passo indietro nel tempo:

le braccia non hanno un asse medulare paragonabile a quello della colonna vertebrale (l’asse sistema nervoso-midollo spinale). Però la loro formazione può contare su una certa linea medulare: non mostra la sua presenza concreta però percorre ogni braccio fino al centro del terzo dito.

 

Per garantire l’assoluta regolarità e una distribuzione equanime della forza tra le dita, la mano deve definire tre linee, la medulare appena citata e quelle che vanno alle dita e 5.

Per una sorta di miracolo della naturalezza trovate questo funzionamento perfettamente rispecchiato nel primo preludio del WTC1

Avete una misura del genio di Chopin: egli prende a esempio questo preludio – che ricorda il 10-1 – ma gli cambia fisiologia.

Mani e loro movimento in coordinazione frontale

In una coordinazione frontale – richiesta da questo studio per il suo movimento fluido e luminoso, mai esagerato e brutale – il dito 3 si attiva senza che ve ne accorgiate, e la mano viene definita dalla parte esterna di 1 e 5.

Il polso, che in Bach lavorava con la punta delle dita, ora lavora con la parte muscolare delle dita.

Chopin scrive

negli appunti del suo metodo: “punto d’appoggio, l’indice che divide la mano a metà per gli squarci”

Se provate ad indicare, noterete che il movimento dell’indice è subordinato a quello del mignolo: siamo sempre dentro una coordinazione frontale.

Potete provarlo per togliervi la paura di questa sequenza:

Non cercate diteggiature alternative: vi perdete l'”Effetto Chopin”

Questo studio funziona solo alla velocità voluta da Chopin (176 per quarto), vi appariranno fra l’altro anche tutti quegli inserti melodici all’interno degli arpeggi.

Questo è uno studio in movimento – un film, non una serie di fotografie – per cui non ha senso gradualizzare la velocità; la gradualità giusta sarà quella che vi serve per prendere confidenza con le note.

Se vi può aiutare fatelo suonandolo per accordi, o cercando di percepire la linea melodica nell’arpeggio.

La “zona”di provenienza del movimento frontale, è nelle spalle:

Vediamo come se la cavano i pianisti professionisti: le mani di Esther Park sono guidate dalla parte mediana, zona del dito 2, e il suono risulta quindi troppo delicato (sicuramente suonerà il 10-2 in modo strepitoso!). Se si fosse fidata del suo movimento frontale avrebbe potuto fare anche a meno di “barare” con la diteggiatura: intanto avete un’altra dimostrazione che non ci vuole una mano grande per eseguire questo studio, che Chopin faceva studiare a tutti i suoi allievi (per la maggior parte  delicate fanciulle di buona famiglia).

Agli estremi – Boris Berezovski – offre l’impressione che la mano non si muova affatto. Peccato che – da buon pianista russo – non resista a dargli troppa velocità, la mano si compatta e lo studio perde la sua bellezza: meraviglioso il gesto che fa con il braccio destro prima di iniziare e a 0:52, quando – con il suo caratteristico movimento del collo – controlla il suono.

La corretta definizione della mano e la profonda sensibilità del giovane pianista Dannil Trifonov, rendono vivo l’Effetto Chopin: quella di far passare la musica. Notate come il tempo di esecuzione sia lo stesso dell’esecuzione precedente – quindi velocissimo – senza però avvertirne il senso di fretta;

le ottave della mano sinistra si incastrano in modo serrato (cosa che non ho mai sentito fare da nessun pianista e sintomo di un’esecuzione sana) e sentite per la prima volta la reale difficoltà dello studio: gestire ed equilibrare i piani sonori.

Freddy Kempf non definisce gli estremi della mano, ma concentra la forza nella zona dell’anulare: la logica ineccepibile di Chopin non perdona e l’esecuzione, aggressiva all’inizio diventa man mano affannata. E’ costretto a compensare con le ottave della sinistra, ormai fuori controllo.

La più equilibrata, quella di Louis Lortie: ma adesso siete in grado di capire anche voi come funziona la mano!

cosa fa la mano nel 10-1: definisce e attiva la parte esterna di 1 e 5

la reale difficoltà: mantenere la luminosità dello studio e gestire i piani sonori.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.