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Cosa vuol dire essere un pianista virtuoso?

Come distinguere l’illusione da baraccone dalle ragioni profonde che provengono dal desiderio vitale dell’organismo? Chi di voi ha cominciato a leggere i miei articoli e familiarizzare a questo nuovo linguaggio avrà cominciato ad avere dei riferimenti nuovi e anche delle grandi provocazioni. Infatti tra i “virtuosi” non vi parlerò mai di Franz Liszt. Il pianista “virtuoso” (che niente ha a che vedere con Hanon buonanima), che vediamo oggi in questo articolo è il pianista “laterale“. Una classe di pianisti virtuosi magnificamente rappresentata da Leopold Godowsky, una classe di pianisti la cui osei laterale è di taiheki o funziona particolarmente bene ed è ben oliata.

Un esempio è il pianista canadese Marc Andrè Hamelin. La osei laterale, oltre ad essere quella che vi fa leggere con più o meno facilità a prima vista, è quella predispone le mani ad una grande capacità di “zampettare” qua e là lungo la tastiera, pronte ad accendersi alla prima grande emozione. Il terreno ideale del pianista italiano, ma per approfondire rimando il lettore al mio ebook.

Costa così poco che non avete scuse e solo da guadagnarci in termini di acquisizione di nuovi orizzonti.

Ora osservate un po’ che strana serie di coincidenze.

Hamelin ha scritto uno studio che mette insieme e combina tra loro tre studi di Chopin che – mia tabella alla mano – sono tra quelli che hanno bisogno di attivare il movimento “laterale” per essere eseguiti. Inoltre sono dedicati a Godowsky…

La naturalezza e semplicità (apparenti!) con cui lo esegue vi dimostra come il virtuosismo del pianista laterale, è in realtà l’incarnazione del suo grande desiderio di comunicare, di empatia. Come scritto nel mio testo, il rigore della vita è incredibile e insuperabile. Chi ne sa usufruire anche a puro istinto, come ha fatto Hamelin, ha davvero aperte le porte della creatività, del virtuosimo e di un pianismo soddisfacente per se stessi e per gli ascoltatori.

In uno dei miei articoli più letti, Minicorso di lettura della partitura ad uso dei pianisti, faccio osservare come anche la scrittura rispecchi fedelmente la osei di riferimento che la canalizza. Nel caso di scrittura laterale, la musica è sempre lineare, “cicciotta”, solo l’esperto riesce a capire quali infernali difficoltà cela al suo interno. Che sia di Schubert, di Debussy, o di Fazil Say, o di Leopold Godowsky, la scrittura laterale ha qualcosa che accomuna autori totalmente diversi. Eccovi allora la “scrittura” di questo triplo studio di Marc Andrè Hamelin.

Il virtuosismo che nasce dal desiderio profondo dell’organismo di comunicare è solo un aspetto. Ne vedremo altri, in seguito. Questo per esempio, di cui già potete vedere una “scrittura”completamente diversa. Vi viene in mente qualcosa?

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.