Quando scrissi il mio Non Manuale aggiunsi un’ appendice: Lo zen e l’arte di suonare gli studi di Chopin. Un insieme di intuizioni che – come tutte le intuizioni – viaggiano indisturbate finché è la conferma stessa a trovarle.
Accade con lo studio op. 25 n. 11 per il quale scrissi: Immagina di avere 12 dita, confermata da questa frase di Chopin che da il titolo al post.
le sei dita sono 1,2,3 e 3,4,5.
Dentro questa frase troviamo criptata la funzione naturale della mano. Il 3, dalla duplice funzione, statica e dinamica. E c’è dentro la consapevolezza della contiguità tra dito 2 e 3.
Mi fa pensare alla storia sufi della divisione dei 17 cammelli: metà al primogenito, un terzo al secondogenito, un nono al terzogenito. Aggiungendo un cammello, la divisione è possibile, e il diciottesimo cammello può tornare nella stalla: 9,6,2.
E’ naturale quindi che la mano del pianista abbia sei dita. Utilizzatele – per esempio – per suonare lo studio op. 25 n. 11.