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Il pollice della mano destra è collegato all’area cerebrale linguistica.

Sperimentiamolo insieme utilizzando lo Studio op. 10 n. 7 di Chopin:

Se provate a suonarlo accompagnandolo verbalmente (come avrebbe potuto fare Glenn Gould) vedrete immediatamente come il pollice si “liberi” e si renda autonomo (con dei piccoli movimenti circolari) permettendo l’esecuzione di questo studio “fisiologico”.

Una controprova la troviamo anche in un autore che – nel bene e nel male – l’area linguistica e letteraria l’aveva anche fin troppo sviluppata: Robert Schumann.

Questo eccesso di energia cerebrale fa sì che l’utilizzo del pollice sia sempre presente nella scrittura di Schumann e diventi quindi una matrice caratteristica della sua scrittura pianistica. Andate pure a verificarlo.

Da non sottovalutare l’utilizzo “linguistico”  del pollice della mano destra anche in Rachmaninov, che viene sempre scambiato per Chopin e Liszt combinati insieme e mai per se stesso, con una scrittura più vicina a Bach.

Avete ora compreso perché Glenn Gould canticchiava sempre e come mai chi soffre di afasia, contemporaneamente non riesce ad articolare pollici ed alluci.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.