Se date una lettura
alla partitura dell’op. 1 di Liszt, poco più che adolescente e ancora infarcito delle lezioni di Czerny, scoprirete qualcosa di sbalorditivo:
che la struttura e la matrice dei futuri studi trascendentali, è contenuta in queste prime creazioni pianistiche.
Non è stato neanche cambiato l’ordine, al n° 5 il precursore di Feux follets…
Se Liszt stesso, di fronte al monumento pianistico degli Studi di Esecuzione Trascendentale, caposaldo di ogni pianista virtuoso che si rispetti, non non si è neanche scomodato di cambiare la struttura originale, aggiungendo solamente qua e là qualche anabolizzante,
cosa possiamo dedurre?
- Abbiamo la conferma che studiare Liszt fin dai primi anni di studio è salutare perché se è la stessa scocca a cui è stato applicato il motore da Formula 1 dei Trascendentali, è una scocca conveniente da assimilare da subito;
- che la struttura del suo futuro pianismo, contrariamente a quanto si crede, nasce da un altro impulso vitale che non riguarda il pianoforte.
Rivediamo dunque i due inizi
Cosa aggiunge?
La componente “centrale“, tra cui l’alta velocità, a parità di struttura.
Come ottiene questi risultati?
Facendo conto sul piano f-e per poter… aprire (fai sempre riferimento agli esercizi se vuoi sperimentare in modo diretto e pratico quanto trovi scritto). In questo caso lo fa sostituendo la semplice ottava della sinistra con questo nuovo e apparentemente strano inizio segnato in verde.
Liszt è universalmente associato alla tecnica delle doppie ottave: anche in questo ambito troviamo la stessa prassi… organica.
In verde la struttura f-e che permette l’apertura, segnata in viola,
Lo capirete in modo completo se ascoltate questi due esempi pratici di comparazione. Boris Berezovski dall’udito più letargico compensato da grandi doti virtuosistiche attacca il preludio senza dare troppa importanza a questo inizio. La parte che immediatamente segue e la messa in moto dello studio non si distaccherà quindi dall’originale Op. 1, non risulterà quindi “anabolizzata”.
Il pianista Daniil Trifonov per contro, non possiede le qualità virtuosistiche del suo connazionale, ma intuisce questa “regola vitale”. Ascoltate come renderà meglio, diverso e non più czerniano, l’incipit e l’avvio motorio di questo Preludio.
Fantastici tutti e due che hanno il coraggio di eseguirli integralmente in concerto e pertanto suonano in maniche di camicia! 🙂
Il meccanismo segreto del pianismo di Liszt è tutto qui, è quello che segna la linea di demarcazione tra un virtuoso e no. Berezovski è un virtuoso, Trifonov no.
Ancora una volta in più avete la conferma che il pianismo di Liszt (che vi ricordo, abbandona la militanza concertistica a 35 anni) non è tanto innovativo in se stesso, come quello di Chopin, ma quanto espressione del desiderio vitale di tradurre con il pianoforte linguaggi diversi, come quello orchestrale e quello operistico incluso il liederistico con le incredibili trascrizioni da Schubert.
Diamine, Liszt ha tra i movimenti vitali per naturalezza il X, ovvero la tendenza del bacino ad aprire: lo contraddistingue una grande generosità, ma solamente in funzione di poter ricevere, per cui il pianoforte (ai suoi tempi di moda e in piena evoluzione), diventa il mezzo ideale per una persona con queste coordinate energetico-vitali, di poter abbracciare persone, linguaggi diversi. Grazie a questa sua tendenza naturale abbiamo una delle prime rockstar, la nascita del concertismo moderno pianocentrico, l’invenzione del recital, la possibilità di divulgare la musica per grandi masse… Come vedete, Liszt non si è mai allontanato dalla propria naturalezza, il pianoforte c’entra relativamente.
La similitudine tra gli studi op. 1 e i trascendentali è continua e sbalorditiva, a tal punto da poter essere seriamente considerati come dei veri e propri studi preparatori
Liszt opera dunque una sorta di culturismo pianistico che andrà a rivedere ed espungere in tarda età, per tornare ad essere essenziale come dopo questo strepitoso inizio giovanile.
I due estremi, il caudale, l’opera 1, e il craneale, Nuages Gris…
Nuages gris
Non sono l’unico a pensarla in questo modo…