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Di un metodo pianistico pensato da Chopin

e mai realizzato sono rimasti pochi appunti, raccolti e rielaborati da Alfred Cortot. Io stesso sono rimasto molto colpito da queste fantastiche intuizioni dedicando spesso approfondimenti e riflessioni, come la mano del pianista ha sei dita che vi apre le porte allo studio op. 10 n° 2, oppure l’indice che divide in due prima dello squarcio… che vi apre quelle degli studi op. 10 n° 1 e op 25 nr. 3 e 5.

Molto più numerosi invece, gli spunti e i testi che nascono in base alle testimonianze dei numerosissimi suoi allievi. E’ su questa scia che nasce il libro in cui mi sono casualmente imbattuto:

Il Metodo Chopin di Francesco Gioia – Giovanni Canciani Audax editrice – 2010 (qua per saperne di più).

La cosa che però ha colpito la mia attenzione e mi interessa approfondire in questo articolo, è  l’impostazione delle mani che vedete nel riquadro, perché secondo gli autori è nientemeno…

quella insegnata da Chopin.

Nascono subito due interessanti riflessioni:

  1. è la stessa impostazione delle mani che in un istante potete trovare se coordinate il vostro corpo al dito… pollice.
  2. e che da sempre avete davanti ai vostri occhi in questo celebre ritratto di Chopin;

Vediamolo praticamente:

Appoggiate il dito 1, il pollice per vedere insieme come si coordina il resto del corpo.

Portate verso l’alto il corpo e rilassate: il movimento verticale, vi risulterà abbastanza facile da realizzare.
Datevi ora un impulso in avanti e rilassatevi lasciandovi andare indietro* per riprendere l’asse posturale. Rimarrete sbalorditi perché il movimento frontale,  vi risulterà estremamente facile, comodo e naturale.
Bilanciandovi tra destra e sinistra invece, mantenendo l’appoggio del pollice, constaterete da voi stessi che il movimento laterale è quasi impedito.
Ruotando verso destra e sinistra, il movimento rotatorio, risulterà anch’esso molto limitato.
Dirigete tutto il corpo verso il basso e il dentro, compattandovi come una molla. Il movimento centrale, sarà praticamente impossibile da realizzare.


*Nel caso specifico di Chopin, per meglio immedesimarsi, darete più importanza all’aspetto passivo del movimento avanti, ovvero l’atto di rilassare andando indietro per recuperare l’asse posturale.


Entrando in questa particolare postura, comprenderete tante cose, come il senso della diteggiatura originale dello Studio op. 10 n° 2

impossibile da realizzarsi, soprattutto il celebre accavallamento dell’anulare, se non partite voi stessi da un sistema pollice-centrico.

Comprenderete che la firma di questo nuovo pianismo, la sua quintessenza, il pezzo sotto le dita in quell’immagine è questo:

chiarirete l’indugio che qualsiasi pianista ha sempre vissuto quando si è trovato davanti a questo passo:

Ed ora la prova del nove, che i pianisti di genio sempre fanno, ad istinto. Gustatevi quindi i mille momenti in cui il grande Stephen Hough si “lascia andare “indietro”…

Indietro, per un pianista… è l’abisso.

 

Niente male, vero? Ne riparleremo

Alberto

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.