Skip to main content

Il lettore che mi segue da tempo

immaginerà subito di cosa sto parlando e chi sia, della mano pianistica, questo grande bardo che non si può esprimere, perché non ancora riconosciuto nè tanto meno oggettivato dalla tecnica pianistica ufficiale: il terzo dito.

Invito invece il lettore che si avvicina per la prima volta a questi argomenti a sperimentare dal vivo a partire solamente dalla propria personale esperienza, il comportamento e l’autorganizzazione del dito medio subito.

APPOGGIAMO IL 3, IL DITO MEDIO:

Portiamo verso l’alto tutto il corpo e lasciamo andare. Il movimento verticale, verso l’alto vi risulterà molto facile, comodo, naturale.
Diamo impulso in avanti a tutta la CVP e rilassiamo. Risulta che anche il movimento frontale, in avanti, vi risulterà comodo e facile da realizzare, anche se non altrettanto “perfetto” e “ideale” come il precedente.
Bilanciatevi ora tra destra-sinistra. Vi renderete presto conto che il movimento laterale, tra destra e sinistra, risulta molto limitato, a partire dal dito medio.
Ruotate tutto il corpo, ora. Anche il movimento rotatorio, risulterà molto difficile.
Dirigete infine tutto il corpo verso dentro e il basso. Il movimento centrale, circolare statico, è praticamente impossibile da realizzare.

Cosa rende speciale il dito medio rispetto alle altre dita?

Che la sua linea è la rappresentante virtuale nel braccio di ciò che nel corpo è la colonna vertebrale. Rappresenta quindi un asse portante di estrema importanza perché offre una base estremamente robusta al vostro impianto tecnico-architettonico.

Chopin, grande didatta dell’intuizione pianistica, ve ne offre subito un esempio straordinario. In questo esempio il dito medio organizza le scale a grande intensità e velocità che non devono perdere in precisione dell’articolazione.

Come spesso capita in Chopin (se sapete andare a cercarvelo), un contenuto tecnico è sempre magistralmente preparato, in questo caso, come potete vedere nell’esempio che segue, l’attivazione e l’irrobustimento del dito medio.

Al fine di apprezzare bene la differenza di esecuzione e la differente logica di movimento, vi mostro un’altrettanto famosa scala chopiniana che ben rappresenta il contesto esattamente contrario: al posto di “sgranare” le note con potente precisione come la precedente, deve qui “precipitare” con un movimento unico e come un molosso fino al la finale (e anche qui la scala è preparata, grazie Chopin)!

Quando parlo di impostare e rendere funzionale e attivo il vostro dito medio ovviamente non parlo di tempestare la tastiera col medio, quanto coordinarlo e utilizzarlo come epicentro dell’organizzazione di tutto il movimento, ricordate?

APPOGGIAMO IL 3, IL DITO MEDIO:

Portiamo verso l’alto tutto il corpo e lasciamo andare. Il movimento verticale, verso l’alto vi risulterà molto facile, comodo, naturale.

Arthur Rubinstein: un terzo dito da record…

Per rimanere nell’ambito tecnico-pianistico, attivare la colonna vertebrale del braccio (la linea del dito medio…), può permettervi di leggere ed eseguire uno studio micidiale come il seguente dove – a livello tecnico – è indispensabile rendere robusto il dito medio:

 

Peccato che non sia riuscito a trovare un video dove il grande virtuoso ed esperto alkaniano Vincenzo Maltempo esegue l’op. 76 n° 3 potendo osservare il movimento della mani (qua lo potete ascoltare con la partitura). La rigorosa organizzazione a partire dal dito 3 è però chiaramente visibile, in modo del tutto simile, anche in questo altro studio sempre di Alkan.

 

Da dove viene però, l’effetto narrante, che offre il titolo a questo articolo? Dal fatto che coordinandovi al movimento verticale, ne assumete anche la controparte psichica; nel momento stesso in cui coordinate il vostro dito medio a tutto il sistema come per magia percepirete facilmente tutto come dall’alto e da lontano, come solo una voce fuori campo narrante sa fare.

Emozioni o interiorità sono bandite. Infatti:

APPOGGIAMO IL 3, IL DITO MEDIO:

Bilanciatevi ora tra destra-sinistra. Vi renderete presto conto che il movimento laterale, tra destra e sinistra, risulta molto limitato, a partire dal dito medio.

Dirigete infine tutto il corpo verso dentro e il basso. Il movimento centrale, circolare statico, è praticamente impossibile da realizzare.

A mio modo di vedere il più bell’estratto di effetto narrante che conosca

Non dimenticatevi però, che se volete rispettare l’autore e interpretare correttamente Rachmaninov, l’effetto narrante, andrebbe mantenuto ovunque, persino qua…

Maurizio Baglini, è uno straordinario narratore al pianoforte. Vi piacerebbe suonare come lui, o carpirne il “segreto”? Adesso avete la chiave: osservate come organizza tutto il movimento a partire dal dito 3.

 

Concludo con la straordinaria testimonianza di un altro pianista italiano: sentite cosa ha da raccontarci sul terzo dito Maurizio Pollini (da 13:57 a 14:44):

 

Vi lascio alle vostre sperimentazioni, che mi auguro possano essere proficue e illuminanti. Fatemi sapere nei vostri commenti o utilizzate il tema di questo articolo per una lezione on-line.

Alberto

 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.