Skip to main content

Il bacino ha un movimento statico.

A parte la donna durante la gestazione, che evidenzia al massimo grado la sua apertura, si parla piuttosto di tendenza del bacino a chiudere o aprire. Nel bambino, e nella sua lunga fase di crescita, l’assestamento del bacino lo porterà a mettersi in piedi e… a poter stare immobile. Gli offre anche il senso del confine e del limite.

Chopin, pianista istintivo, ma di pragmatica chiarezza nel definire il pianismo stesso, è il primo musicista che richiede oggettivamente di saper utilizzare concretamente il bacino nel gesto pianistico, il primo che abbia un coinvolgimento totalmente corporeo nell’esecuzione.

Se dobbiamo sollevare qualcosa di pesante, con entrambe le mani, ma con delicatezza (prendere in braccio un bambino, sollevare un malato, spostare un grosso vaso preziosissimo) è il bacino e il suo grado di chiusura e saldezza a farlo, aiutato da tutto il compattamento della colonna e guidato dalla parte interna dei mignoli.

E’ un movimento che già conosciamo: l’abbraccio. Nella sua fase espansiva (quando allarghiamo le braccia) e nella sua fase introvertita (chiudere, affettivamente). Senza rendercene conto, chi fa questo lavoro è il bacino, il movimento è contemporaneamente affettivo e sessuale (basta guardare due uomini quando si abbracciano!).

Il pianista che è seduto sul panchetto può “regolare” il grado di tensione e apertura/chiusura del bacino coinvolgendo la parte interna dei muscoli delle gambe. Come fa Louis Lortie ed è chiaramente visibile – perché inquadrato dall’alto – mentre suona la cadenza dello studio op. 10 n. 3 di Chopin…

Il movimento del bacino è un movimento statico, paragonabile alla forza gravitazionale e percepibile dall’organismo  come vibrazione interna o un elettrico non so che

Il movimento centrale non è solamente una gestualità precisa del pianista, ma installa in modo concreto una determinata percezione anche psichico-mentale. A livello tecnico è proprio grazie al movimento centrale e a come questo si coordina e ripercuote con le braccia e le mani che il pianista può interpretare con grande intimità, o raggiungere la massima velocità digitale possibile ecc.

Il bambino ha conosciuto l’attività del bacino e della osei centrale quando ha imparato a camminare, e quando ciclicamente, si trova di fronte alle prime inspiegabili paure.

I tre Nouvelles Etudes sono poco eseguiti. La colpa non è dei pianisti, ma dei loro insegnanti che non sanno segnalare la preziosità di questi studi, vero e proprio esercizio di facoltà pianistiche che vanno oltre.

Nel primo il bacino tende a “chiudere”. La difficoltà sta nel separare completamente le due semplici linee melodiche (come portato a completa maturazione da Chopin nel Preludio op. 45). E’ un grave errore portare l’attenzione sul timbro o sui “colori” predebussiani.

Nel secondo il bacino agisce da “limitatore”. Il pianista – sotto le mentite spoglie di un grazioso minuetto – può apprendere ad avere un totale controllo della digitalità che parte dalle “radici” delle dita stesse.

Nel terzo il bacino tende ad “aprire” o “espandere”. E’ ciò che Scriabin – da buon Russo – farà suo, e proprio a partire dall’attenta analisi di questi esperimenti Chopiniani. Potete ben vedere che grande apporto al pianismo ne è potuto venir fuori…

Ne parlai qualche anno fa durante un seminario.

 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.