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Sessualità potente, passionalità da vendere.

Certamente la Osei Centrale apparteneva alla vita di Robert Schumann, così come la sua capacità di vedere al microscopio il mondo letterario. Ma anche la lotta. Lotta per conquistare Clara, lotta per imporsi, per decidere quale vocazione seguire, per diventare, fallendo clamorosamente, un pianista. Il mondo della Osei rotatoria, la sua permanenza controversa nel mondo musicale.

Combinate nella sua struttura vitale (la rotatoria con la centrale) formano un cocktail esplosivo che tutti gli estimatori della musica di Schumann ben conoscono dalla sua tormentata biografia diventando importanti nella sua produzione pianistica, non tanto per l’originalità tecnica, ma per questa mescola che crea possibilità per l’interprete meravigliose, insondabili e sempre nuove.

 

Rimane controverso, a livello storico (e per l’epurazione “psichiatrica” di fine ottocento) quale dito Schumann si fosse rovinato. C’è chi sostiene siano medio e indice, altri l’anulare, per aver abusato di macchinari famosi all’epoca come il chiroplasto o il dyctalion.

Invece, grazie alla conoscenza del Seitai applicato al pianoforte, il lettore di questo magazine, andando semplicemente a vedersi la correlazione tra dita e movimenti vitali, si risponderà da solo in un batter docchio: l’anulare.

Questa combinazione vitale rifletterà ovviamente anche nella scrittura. Vediamo di osservarle insieme per porre le basi di una corretta lettura a prima vista e una successiva corretta interpretazione. Infatti, senza dover per forza frequentare una masterclass su Schumann, istintivamente darò più “peso” e spazio al primo accordo (quello segnato con il colore della osei centrale viola), nonostante ad essere accentato sia quello successivo (con il colore ocrea della osei rotatoria). Evidenziare i 5 colori dei 5 movimenti è un modo innovativo  e sintetico per leggere una partitura in modo essenziale, potendo comunicare cose altrimenti impossibili e che ho potuto – nel mio ultimo quaderno di tecnica pianistica – rendere oggettivo e sistematizzato.

Una volta trovato il nucleo essenziale, diventa un piacere iniziatico scorrere le partiture pianistiche di Schumann, il contrasto dinamico che abbiamo visto essere la cifra della scrittura rotatoria, qua viene filtrato dal movimento assoluto e affettivo centrale, diventando quindi ossessivo e compulsivo

In questo passaggio sembra di scorgere il mondo rotatorio di Beethoven

La velocità assoluta fa parte del mondo della osei centrale e della piena attivazione dei muscoli lombricali: lo scatto parte dalla base delle dita…

O nella più famosa indicazione della storia pianistica, “il più veloce possibile”.

Combinati insieme diventano una mescola di follia, sospensione del tempo, che è un’altra caratteristica che sempre mi ha colpito in Schumann. Quando scrissi il mio Non manuale per il pianista, un libro abbastanza profetico, parlai di sfasamento tra tempo interno e tempo esterno. Non potevo ancora sapere, come mi è chiaro oggi, e spero anche per i miei lettori, che era dovuto alla compresenza, anche a livello psichico-mentale e di dimensione spazio-temporale della percezione, delle due energie.

La Toccata op. 7 è uno dei pezzi pianistici più temuti e presi in considerazione dai virtuosi. Potete vedere bene come si alterna il lavoro del quarto dito con il lato interno del mignolo.

A livello di “regioni”, rotatorio e centrale occupano entrambi la zona penultima del fraseggio

Un osservatore attento della storia pianistica come Piero Rattalino, parla – a proposito di Schumann al pianoforte – di materico e di demoniaco. Non vedo cosa ci sia di più “materico” della osei rotatoria, collegata all’apparato eliminatorio e riciclativo, che ha a che fare con ogni sorta di sporcizia da purificare. Demoniaco, la componente assoluta, egocentrica, sessuale della Osei centrale, comprensiva di aborti creativi

Glenn Gould spesso caustico nei propri giudizi si è accanito in modo impietoso proprio con due musicisti centralissimi. Uno è Mozart di cui disse che è morto troppo tardi e l’altro è Schumann: “Se non ci fosse stata la solerte mogliettina Clara a suonare quei suoi insignificanti brani pianistici, nessuno avrebbe ricordato il suo nome”. Perché tale accanimento? Per un effetto a specchio che andava a riflettere la stessa osei centrale del grande pianista canadese, di certo non fluida e serena. Non posso però dargli torto sul suo giudizio di Schumann pianista, anch’io personalmente lo trovo poco interessante tuttavia, ciò non toglie che un interprete possa colmare lui stesso ciò che manca nel mondo segreto di Robert Schumann. Vale proprio la pena approfondire il pianismo di Robert Schumann e vi invito a farlo proprio a partire da queste riflessioni…

continueremo…

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.