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Nel Non manuale per il pianista, trovate una curiosa appendice: lo ZEN e l’arte di suonare gli studi di Chopin. Dei deliziosi KOAN, con la simpatica pretesa di risvegliare l’intuizione…

In questo magazine trovate invece il tutorial esaustivo di ciascuno studio, visto alla luce del movimento spontaneo e naturale e della logica rigorosa del funzionamento delle dita.

Qua trovate la sintesi, una specie di promemoria innovativo per poter fronteggiare con piacere e soddisfazione questo monumento della tecnca pianistica, unico e pratico con estremamente e unicamente pratico con suggerimenti operativi concreti, non solo per aiutare i pianisti a comprendere che la difficoltà pianistica non esiste (almeno come comunemente si crede), ma anche per restituire gli Studi alla loro vera realtà: quella di essere fonte di libertà e respiro per i pianisti.

Una vista panoramica

Coordinazione laterale (gravità sempre a destra):
Op. 10 n.: 2, 5, 8, 10; op. 25: 2, 4, 6, 9, 11;
Coordinazione fe.
• Movimento avanti +: Op. 10 n.: 1, 7, 11 (il primo studio per la “luminosità”); op. 25 n.: 3, 5,
Avanti –: op. 25 n. 12.
• Solo alto: op 10 n. 4.
Coordinazione circolare.
Rotatorio –: op. 10 n. 9, 12; rotatorio + op. 25 n. 8
centrale – : op. 10 n. 6, op. 25 n. 7, 10; centrale +: op, 10 n. 3, op. 25 n 1, i Trois Nouvelles Etudes.

Op. 10

1
Coordinando la parte muscolare delle dita all’impulso avanti delle spalle, in forma automatica attiverete i bordi esterni di pollice e mignolo. Il medio si attiva.
La difficoltà reale: gestire i piani sonori.

2
Cambia la logica della mano. Non è un caso che il pianista che si trovi a proprio agio con questo non lo sia con il precedente e viceversa.
Fate in modo che la zona del secondo dito sia sempre più in alto. In qualsiasi punto vi troviate in difficoltà, poggiate l’indice e verificate che ci sia sempre coordinazione laterale con la CVP.

3
E’ la struttura cantante totalmente pianistica Made by Chopin. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non richiede l’attivazione cantabile dell’indice, ma la coordinazione centrale a partire dal lato interno del mignolo di entrambe le mani. In questo modo non sarete voi a cantare, ma il vostro pianoforte. La cadenza si realizza coordinando i due anulari al movimento centrale basso-dentro.

4
E’ un’eccezione. Lo ha capito Vladimir Horowitz che ne offre l’illusione ottica che sia fermo. Lavorano i polpastrelli coordinati al movimento alto che si attiva con la testa. Il medio non è attivo.
La difficoltà reale: dare l’impressione che sia “statico”.

5
Come per il due, l’indice e la regione dell’indice esposta guidano la mano. Un ottimo esercizio di jeux perlé, con l’obiettivo di esaltare, per sottrazione, l’armonia.

6
Come il tre, ma approfondendo, attivando sempre di più il livello psichico-mentale, la concentrazione e l’intimità.

7

Vedi 1.

8
Vedi 2

9
Innovazioni in vista. Poggiate l’anulare della mano destra orientato verso il mignolo finché non sentirete che la CVP ruota con facilità “verso dietro”. Non avrete più problemi con le grandi estensioni e il buon collega di Chopin, Adolph Henselt, da queste ossessionato, troverà la pace.

10
Come per il 2, bilanciatevi lateralmente sull’indice, però lasciando che l’intelligenza del movimento laterale agisca sul “timbro”. Ogni volta diverso.

11

Come 1, ma è il primo studio della storia dedicato alla “luminosità” del suono pianistico, realizzata concretamente dai bordi esterni di pollice e mignolo. Per andare oltre, bisognerà aspettare la magia cibernetica di Ravel e la follia di Ligeti.

12
Come il 9. Qua Chopin è generoso: quello che dovete fare (portare l’attenzione sull’anulare per rendere flessibile una rotazione della CVP all’indietro) ve la fa fare l’autore con il primo e famoso accordo della mano destra…

Op. 25

1
Lato interno del mignolo e contiguo all’anulare di entrambe le mani attivano in forma automatica un movimento centrale che vi farà “pesare” le braccia perché si “densificano”. La differenza fondamentale rispetto all’op. 10 numeri 3 e 6 è che il movimento centrale è in + (in espansione). Se pensate al movimento centrale e affettivo di abbracciare, l’abbraccio in se stesso è in – , l’atto che lo precede (allargando le braccia) è in +.
La difficoltà reale: separare la melodia dalla figurazione.

2
Come l’op. 10 n 2.
La difficoltà reale: creare una soluzione basica in ambiente acido, ovvero suonarlo legato e senza pedale.

3
Come l’op. 10 n. 1 con una piccola differenza: una particolare attenzione al bordo esterno dell’indice (pensate al gesto di indicare la strada a qualcuno…).

4
Come l’op. 10 n 2, godendo – come il pianista di ragtime – dell’assoluta libertà di “zampettare” con le braccia di qua e di là.

5

Come il 25 n 3. Protagonista la nuova funzione, scoperta dal maestro Polacco, del polpastrello dell’indice che da verso il pollice, lo stesso che utilizzate per indicare la strada a qualcuno.

6
Bilanciarsi lateralmente a partire dall’indice.

7
Come l’op. 10 n. 3 e 6 ma per creare una vera e propria illusione ottica: due melodie contemporanee. Ma attenzione! Non è il Duetto di Mendelssohn, è Chopin: i web designers ne sanno qualcosa, è l’effetto parallax.

8
Come l’op 10 n. 9 e 12. E’ forse l’unico studio veramente violinistico, perché vi guiderà (come per lo scherzo op. 20), solamente il vostro orecchio (nel Non Manuale per il pianista troverete tutta l’anatomo-fisiologia del controllo auditivo proprio a partire da questo pezzo…).

9
Vedi op. 10 n. 2. La dimostrazione vivente che la mano si allarga solamente se canalizza intensità espressiva.

10
Attenzione! Non è uno studio per le ottave, che sono sempre e unicamente nella regione f-e, ma uno studio per la regione circolare alla distanza di un’ottava. Non è uno studio per le ottave legate per lo stesso motivo. Le uniche ottave legate che io conosca sono quelle dell’Allegro della Rapsodia 6 di Liszt. Il motore lo trovate nel lato interno degli anulari contigui al mignolo di entrambe le mani. La sezione centrale più lenta, al posto di distendere la tensione, dovrebbe maggiormente concentrarla, raggiungendo e soddisfacendo la massima intimità.

11
Vedi op. 10 n. 2. Studio ad alta densità emozionale. Lato destro e sinistro dialogano continuamente, braccio sinistro con gamba destra e viceversa. Non dimenticatevi quello che diceva Chopin: la mano del pianista ha sei dita, 123 e 345.

12
Studio per i pollici, coordinati al movimento avanti – (passivo e introvertito).
La difficoltà reale: rendere funzionale la muscolatura ventrale (quella davanti che funziona in –).

3 studi per il Metodo dei Metodi di Moscheles e Fetis

Incredibili sperimentazioni sulla coordinazione centrale. Centrifuga, centripeta e stabilizzatrice.

Tre tesori dell’ingegno umano, e come tale, poco eseguiti.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.