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Nel mio nuovo Quaderno

interamente dedicato alla diteggiatura pianistica, spiego in modo dettagliato come la diteggiatura sia vincolata in modo imprescindibile alla comprensione del movimento naturale e spontaneo di ciascun dito, capace di coinvolgere tutta la mano diventandone, in quel preciso momento o per quel preciso passaggio, il fulcro ed epicentro.

Questo fantastico e moderno passaggio della Sonata in si minore op. 58 di Chopin, a cui ho dedicato un lungo canto d’amore, ha una diteggiatura obbligata, senza tante alternative, per di più il passaggio – almeno sulla carta – sembra facile e gradevole per la mano.

Perché allora alla giusta velocità metronomica diventa scomodo se non quasi impossibile, nonostante la diteggiatura sia corretta?

Perché manca un ingrediente segreto: che un dito si attivi, diventi il protagonista della scena e permetta il passaggio in modo semplice, efficace e soddisfacente per il pianista e per l’ascoltatore.

Chi deve attivarsi per rendere possibile il passaggio è il bordo esterno del pollice.

Questa attivazione donerà alle vostre braccia un movimento unidirezionale, che vi permetterà di realizzare il passaggio di ottave veloce ben sgranato e soprattutto con quel bellissimo effetto di accelerazione finale e convergenza con la figurazione, che i grandi virtuosi del pianoforte ci hanno sempre regalato…

 

 Ringrazio ancora una volta

la pianista Valentina Lisitsa che utilizzo a sua insaputa come testimonial, non solo perché è bella e brava, ma perché – come tutti i pianisti dalla tecnica ineccepibile e dai movimenti chiari e ben definiti – rendono immediatamente possibile osservare e rendersi conto e veder realizzati concretamente, quasi semplificandoli, questi piccoli segreti del pianismo, chiari per l’istinto del pianista di talento, ma non ancora resi oggettivi dalla didattica pianistica perché inediti.

L’estratto che ho scelto è un’interpretazione del finale della prima sonata di Rachmanivov (qua sotto e a 00:25 se volete sentire il contesti), e la pianista utilizza chiaramente il bordo esterno del mignolo, nel suo caso per “sottolineare” dinamicamente la struttura del basso, dandogli un grande e accattivante impulso e, come ne ho parlato in merito al pianismo di Ravel e allo studio op 10 n° 11 di Chopin, per aprire e rendere luminoso il suono.

 

Potete anche vedere e apprezzare come il mignolo attivato sia contemporaneamente coordinato al suo spostamento in avanti.

Buona sperimentazione alla tastiera, soprattutto da parte di chi sta studiando i pezzi citati in questo articolo e alla prossima condivisione!

Alberto

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.