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Un piccolo documento

che aprirà nuovi orizzonti all’insegnante di pianoforte e sconcerterà l’amatore, abituato a considerare i propri pianisti preferiti come dei supereroi

In questo estratto di documentario, il grande pianista György Cziffra confessa la sua difficoltà di fronte all’esecuzione di una delle variazioni postume degli Studi Sinfonici op. 13 di Robert Schumann.

Qual’è il problema tecnico che rende perplesso uno dei più grandi virtuosi della storia al punto da meritare una riflessione pubblica?

Come rendere allo stesso tempo il basso cantabile e la figurazione (come un vento che soffia)

Trovarmi di fronte alla grande onestà di un interprete scatena in me una serie di riflessioni:

  1. Che la difficoltà tecnica probabilmente si deve a quale dei 5 movimenti è bloccato o inibito;
  2. Rendere oggettiva l’associazione tra movimenti/regioni/aspetti tecnici pianistici come ho concretizzato nel mio Quaderno di Tecnica Pianistica;
  3. Che qualsiasi pianista, nessuno escluso ha zone privilegiate di movimento vitale che gli è proprio e gli facilita la resa tecnica, e altre no. Starà a lui accettare la sfida o semplicemente evitarle non mettendole in repertorio;
  4. L’ascoltatore medio non le scoprirà mai appunto perché sono le opere non incluse in repertorio.
  5. I “fan” di un pianista sono generalmente persone che presentano nel proprio movimento vitale, qualcosa che li accomuna;
  6. Affrontare le difficoltà delle “zone”che non sono proprie per andare verso la musica un grande segno di maturità artistica che rende il pianista storico o immortale. Gyorgy Cziffra è di certo tra questi.
  7. Una constatazione epocale: l’originalità e il valore di un interprete si può da adesso misurare anche dalla sua capacità di convivere con un movimento inibito.

La dimostrazione che quanto vi sto dicendo è tanto inedito quanto concreto è che Richter (che ha tutt’altre coordinate vitali ), affrontando lo stesso pezzo non solo non si pone alcun problema tecnico, ma avendo il verticale e il laterale − tra i suoi movimenti naturali, è lontano da quel nucleo schumanniano che invece così tanto colpisce la sensibilità di Cziffra e pertanto renderà la stessa variazione – come potrete ascoltare nel video che segue – come un appassionato preludione di Bach… Questi sono i misteri dell’interpretazione! 🙂

Cercherò ora di spiegarvi il perché di questo strano fenomeno,

apparentemente insolubile se non si conosce bene il rigore della naturalezza e del movimento umani, la stessa strada maestra che mi ha permesso di creare uno dei miei Quaderni di tecnica pianistica, quello dedicato ai problemi e alle soluzioni della grande Tecnica Pianistica.

Questo è l’incipit della variazione incriminata, che Cziffra rende comunque magnificamente.

Qua come appare sotto la pelle, rispettando la naturalezza dell’autore e rivelando il movimento che manca o che rimane inibito, di Cziffra. Basso e figurazione allo stesso tempo per noi, che cominciamo a leggere il movimento nelle sue pieghe segrete, significa attivando entrambe le mani, il movimento centrale, fondamentale per poter eseguire l’a-pianistico Schumann.

Cosa che Cziffra non è in grado di fare perché tra i suoi movimenti vitali predomina il rotatorio che, pur occupando le stesse zone corporee del movimento centrale lo attua in modo dinamico, non e/statico e quindi

  1. non prevede l’utilizzo di entrambe le mani, ma una alla volta con una che “guida”
  2. La microvelocità Cziffra la ottiene forzando e
  3. a guidare, se osservate il movimento, è sempre la destra.

Per chi vuole imparare ad “osservare”

Come rendersi conto del movimento?

  1. l’immagine in evidenza dell’articolo, catturata prima di un ingresso in scena, rivela un incedere rotatorio, realizzato ruotando i fianchi che hanno una dimensione e una forza notevoli;
  2. nel documentario stesso dove appare una personalità che di certo non si può non notare;
  3. osservando il movimento delle mani e le zone che prevalgono di movimento;
  4. da questa mia ormai celebre foto di “riposo”, dove in modo chiaro ed inequivocabile lo vedete appoggiare tutte le zone intermedie. Si riposa solo ciò che si è attivato realmente in movimento, chiaro.

A questo punto alcuni di voi si chiederanno: come posso avere un’idea, lontana dai gusti personali e non influenzata dalle tendenze corporee personali, di un’interpretazione corretta dal punto di vista della naturalezza del movimento?

https://youtu.be/weIMGPNd-Fk?t=2m51s

 

continueremo…

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.