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In un interessante video, reportage di una masterclass tenuta da Louis Lortie

a un ristretto gruppo di giovani pianisti, sento dire da una giovane partecipante, ad un certo punto questa affermazione che sa di credenza e dictat ben consolidato:

La diteggiatura è importante, perché definisce il tocco e il fraseggio e ogni dito è diverso.

L’affermazione è di per se stessa interessante e corretta, ma vista da un punto di vista completamente sbagliato che mi lascia perplesso, visto il livello professionale della giovane pianista.

Ogni dito è diverso non perché abbia una morfologia diversa, ma perché intimamente coordinato a uno dei cinque movimenti in modo preferenziale. Aspetto ancora sconosciuto dal pianismo, che considera braccia e dita e non il loro collegamento/dialogo e la rigorosa sudditanza dal vero organo di controllo: il corpo (come insieme coordinato di cranio, vertebre, pelvi).

Tutto materiale che verrà esaurientemente affrontato nel mio libro Seitai al pianoforte, oltre ad una serie di esercizi pratici relativi alle tre posizioni del polpastrello (lato esterno, interno e centrale) di ogni dito, qualcosa che cambierà per sempre il modo di pensare della giovane concertista…

Non è la diteggiatura esatta a definire il tocco e la funzionalità di ciascun dito, ma il contrario…

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.