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A.G.: Maestro, vuole parlarmi dell’utilizzo del pollice?
F.C.: E’ presto detto: il pollice è l’inconscio…
A.G.: Affermazione un pò forte, non le sembra?
F.C.: Perché? Quando si scopre una nuova funzione, questa va esplorata in tutta la sua chiarezza; lei forse teme l’inconscio?
A.G.: No, è che inconscio suona forte.
F.C.: E’ la spontaneità dell’essere ad essere esplosiva; l’inconscio è qualcosa di naturale, la parte sommersa dell’iceberg senza tuttavia esserne il fondo; e se avessimo la bontà di prestargli attenzione sarebbe anche in comunicazione con la parte cosciente. Io, da musicista mi sono sempre trovato ad avere a che fare con questa materia, per cui non vedo che difficoltà dovrei avere nell’affermare che i pollici rappresentano l’inconscio.

A.G.: E pianisticamente parlando?
F.C.: Lo rendo visibile nel mio studio op. 25 n. 12. L’accento indicato non è tanto effettivo, quanto per portare l’attenzione sui pollici. A nessuno verrebbe mai in mente di accentare il trio del mio scherzo op. 20, tuttavia il canto emerge dal pollice con estrema chiarezza. L’utilità è anche tecnica: nell’incipit dello stesso scherzo, se il pollice non ha la giusta presenza, non si riesce ad eseguirlo.
A.G.: Quindi un pollice presente ma non direttamente attivo…
F.C.: Immagini, ad un ricevimento, di notare una bella donna; non osa guardarla apertamente, me ne segue la presenza con la coda dell’occhio. Nasce così una comunicazione sottile, elettrica, e solo due o tre volte casualmente la sfiora. Visto che lei mi definisce un pragmatico, la bella donna sono i pollici, l’elettricità la figurazione in movimento, gli sfioramenti quelle battute dove ho indicato le legature nel basso.
A.G.: E’ davvero suggestivo discorrere con lei, Maestro; come si è reso conto di tutto ciò?
F.C.: Improvvisando, ho l’abitudine di intercalare i pezzi facendo dei glissandi con il pollice della mano sinistra; un’altra volta mi soffermai con un’allieva per tutta la durata della lezione a vedere in quanti modi si può creare un suono con le dita: ho visto che con il pollice non doveva intervenire coscienza alcuna.
A.G.: Che consigli può dare ad uno studente?
F.C.: Studiare l’op. 25 n. 12 dimenticandosi completamente del pollice; quando sentirà nascere l’armonia (e quindi le altre dita funzionano regolarmente), il pollice starà funzionando. Allora lo potrà controllare facendo in modo che il corale sia totalmente distaccato dal movimento.
Dimenticavo, il pollice offre l’impressione di un movimento fermo, come il paesaggio visto da una carrozza in corsa…oppure il mio studio op. 10 n. 4, che, non lo dica troppo in giro, è per i pollici…
A.G.: Tra i pianisti di oggi, i giovani sopratutto, chi si sente di incoraggiare?
F.C.: Trovo molto interessante Daniil Trifonov ma penso che non abbia bisogno che io lo incoraggi,  anche se devo dire che con la mia musica mette bene a fuoco la sua sensibilità: la sua esecuzione dello studio op. 25 n. 7 e n. 12 è esattamente come l’ho pensata; Lortie mi fa davvero un’ottima propaganda e un’esecuzione della mia fantasia op. 49 da parte di Igor Kamenz mi ha davvero impressionato: non avrei saputo far meglio; se solo quell’uomo fosse un pò meno isolato…

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.