Skip to main content

Chi tra voi

(almeno quelli della mia generazione) non ha mai avuto tra le mani  questo straordinario libro, Come si suona il pianoforte di Gyorgy Sandor? Per quanto mi riguarda, grazie a questo libro ritrovai – durante il periodo del mio servizio civile – il desiderio di riprendere a studiare il pianoforte, completamente smarrito dopo sgangherati e inconcludenti studi compiuti da ragazzetto. Un piano scalcinato non mi fermò e potei così dare, come autodidatta totale il V° di pianoforte con in commissione – nientemeno – che Piero Rattalino. Quando pubblicai nel 2011 il mio Non manuale per il pianista, il mio sogno segreto era che potesse diventare – al pari di Come si suona il pianoforte, un manualetto che ogni pianista desiderasse tenere sotto il cuscino o sul leggio del pianoforte.

Nel libro di Sandor si sente parlare per la prima volta di coordinazione versus peso. A determinare il suono è infatti la velocità che imprimiamo al martelletto, si può appoggiare sul pianoforte un masso del peso di una tonnellata senza produrre più suono di un bambino che si mette a giocare con la tastiera. Quindi il peso non ha senso se non è associato al movimento.

Si parla però di coordinazione limitata alle braccia, ancora lontana dalla coordinazione tra corpo e braccia e delle braccia come “strumento” del corpo ad esso totalmente dipendenti, che costituiscono il cavallo di battaglia di questo magazine dedicato all’innovazione pianistica.

Nel libro di Sandor si sente parlare per la prima volta di interdipendenza delle dita versus indipendenza. Insomma, il famigerato e nefasto mondo di Hanon e dei suoi stupidi esercizi viene ufficialmente bandito da un concertista professionista dalla storia della tecnica pianistica.

Sandor, in modo molto curioso parla di una posizione ideale per ogni dito. Che abbia intuito la struttura trasversale dei 5 movimenti del braccio?

Nel libro di Sandor si parla per la prima volta di pochi elementi (ben precisi e rigorosi) che, combinati tra loro, costituiscono la tecnica pianistica. Bene, in ZEN Chopin questi elementi sono rivelati. 5 movimenti vitali che si manifestano e ripropongono in modo magistrale e rigoroso nelle braccia e nelle dita.

E ancora si legge di studio cosciente versus ripetizione ecc.

Penso che questo libro possa ancora oggi – debitamente completato dall’esperienza personale e personalizzata che ogni pianista deve fare del proprio movimento , come vado da anni predicando – possa costituire una valida fonte di ispirazione anche se…

Il lettore abituale sa che sono un appassionato della coerenza tra frontend e backend. Insomma vado a verificare la coerenza (a partire da me stesso) di quanto si predica con la realtà.

Pochi sono i video disponibili di Gyorgy Sandor pianista e devo dire che da subito qualcosa del suo modo di suonare non mi convince. La prima cosa che vedo è una sovreccitazione del movimento frontale. Lo potete osservare anche voi da come tiene il petto indietro (probabilmente un accanito fumatore), le mani guidate dai pollici, il polso alto… insomma, è conterraneo di Liszt, allievo diretto di Bartok, sentirà anche lui il peso della responsabilità e una bella lettura al mio magazine non gli avrebbe fatto male e almeno io avrei colmato il mio debito di riconoscenza verso questo fantastico libro :).

continueremo…

 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.