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Lontano nel tempo, ai primordi del pianoforte, non è semplice comprendere come si fraseggia Mozart, senza rischiare di andare troppo nel cerebrale o creare continue convenzioni poco stabili. E’ quindi più conveniente puntare dritti sulla sua natura essenziale, che si può scoprire più facilmente dalla musica sulla carta e da… sotto le dita che dai ritratti. 

La percezione e conduzione del fraseggio Mozartiano è strettamente vincolata al senso di continuità, e al “sentito” statico delle zone penultime.

 

Suonando Mozart, la coordinazione centrale mi convince pienamente.

Vediamolo insieme, con un famoso incipit.

sonata in la minore

Funziona solamente se il fraseggio “gravita” intorno all’anulare e lato interno del mignolo.

Ma la coordinazione centrale, come potete vedere nel mio E-book Seitai al pianoforte

richiede sempre l’impiego di entrambe le braccia: vediamo se è vero.

coordinazione centrale entrambe le braccia

Si. C’è sempre la possibilità di “appoggiare” e coinvolgere entrambe le mani. Ma non solo in questo esempio, ma qualsiasi altro a campione, perché – una volta identificata la naturalezza soggiacente – le costanti rimangono sempre le stesse.

moz art 2

Persino nelle sonate dove in apparenza sono definiti gli estremi (diamine! Era la forma sonata!), con Mozart non è mai convincente del tutto. In questo caso gli estremi sottintendono sempre il “compattamento” della mano e la gravitazione verso le zone penultime in modo statico.

come fraseggiare mozart

Se fate il paragone con Haydn – che f-e lo è veramente – vi schiarirete le idee.

Persino questo altro famoso incipit della sonata in do lascia sottintendere la coordinazione centrale (fraseggiare definendo gli estremi suona troppo scolastico) e si risolve nel modo più semplice: lasciar intendere che la musica cominci prima, nel silenzio…

mozart il fraseggio

E’ da un pò di tempo che avevo queste cose in mente: le accennai anche alla conferenza tenuta al Pozzoli Village, eccovi l’estratto:

Una sonata di Mozart dovrebbe essere condotta dalla prima all’ultima nota come se fosse un’onda unica dove il silenzio rimane perfettamente integrato nella partitura. Il senso del tempo? Quello dell’infinito. La dimensione? Quella dell’intimità assoluta…

Forse è per questo che i grandi interpreti mozartiani sono pochi?

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.