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Quello di saper tenere il tempo è un tema poco affrontato

dai pianisti, soprattutto di “classica”, tuttavia non prenderlo nella dovuta considerazione può generare dei problemi tecnici insormontabili, a scapito di una corretta ed efficace interpretazione.

Grazie all’Effetto Chopin, analizzeremo il primo tempo della Terza Sonata di Chopin da questo inedito e funzionale punto di vista…

Uno dei condizionamenti più frequenti del pianista “classico” è quello di non riuscire a tenere il tempo, perché ad istinto l’accento va su  1 e 3 (didattico), al posto di 2 e 4 (naturale).

Per suonare e mantenere il tempo in modo naturale , occorre:

  1. “sentire” il tempo e muoversi suonando di conseguenza
  2. indipendenza del movimento da ciò che si sta suonando.

Prima di vedere cosa fare concretamente in questo tutorial, ascoltiamo un pò di pianisti.

Evgeni Kissin: da manuale. Il tempo è chiaaramente scandito su 2 e 4

 

Questa performance di Gilels vi mostra i rischi (soprattutto con la musica di Chopin) di sentire il tempo su 1 e 3, al posto di 2 e 4. Pur partendo in modo misurato, il grande pianista e virtuoso russo arriva a delle “toppe” colossali (da 00:50) proprio perché il fluire del tempo è “calamitato” in un posto non naturale.

 

Oppure può rendere l’interpretazione un pò… “melensa”

 

 

La palma d’oro per la più efficace tenuta di tempo” la do a Joaquin Achucarro (la terza sonata è a 9:33).

 

L’utilizzo estremizzato e interiorizzato di questo approccio ritmico apre porte nuove all’interpretazione…

 

Perché ho scelto proprio questo primo tempo di sonata?

Primo per l’Effetto Chopin, che fa sì che se non si rispetta la naturalezza dell’autore, l’interpretazione e la prassi tecnica vanno… a farsi benedire e perché sembra magistralmente costruita sugli accenti 2 e 4, quelli che garantiscono, come avete potuto ascoltare fino ad ora, un tenuta del tempo efficace e naturale.

Potete adesso vedere la stessa cosa in partitura. Sarà il sangue polacco, naturalmente portato al ritmo delle danze, ma questo primo tempo della Terza Sonata op. 58, sembra scolpita sugli accenti 2 e 4.

Attenzione all’Effetto Chopin! Se non mantenete l’accento anche qua, correte il rischio di sbagliare gli “svolazzi” successivi, come è capitato a Gilels!

Potrete trovare tutte le soluzioni tecniche mettendo il tempo di sonata nel ritmo giusto! Persino nel secondo tema, lento, tutto quello che dà vita e sapore sta proprio su 2 e 4!

Di questa vitale accentuazione ritmica è tutta imbevuta la filigrana…

Come fare? Tutorial

Scandite il tempo in quattro battendolo con le mani. Quando lo percepite correttamente selezionate battendo con le mani solamente gli accenti 2 e 4. 1-2-3-4, 1-2-3-4, 1-2-3-4, 1-2-3-4. Lasciatevi cullare e coinvolgere dal movimento.

Quando vi sentite sicuri e soddisfatti, raddoppiate il tempo: da 1-2-3-4 a 1-2-3-4/1-2-3-4, Raddoppiate selezionando e battendo con le mani sempre e solo 2 e 4.

Mettetevi alla tastiera e, come un buon pianista di ragtime, fatelo battendo il tempo con i piedi. Quando vi sentite dentro, attaccate la sonata, pensando di più a tenerla dentro il ritmo e lasciare che le dita e la tecnica si autoaggiustino da soli. Dove avete problemi tecnici, inserite il nuovo flusso ritmico.

Buon lavoro!

Alberto

 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.