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RESPIRARE DA PIANISTA

La respirazione del pianista merita un discorso a parte, poiché il suo movimento ha origine soprattutto a partire dalle spalle, epicentro del sistema motorio/combustivo e connesso, come abbiamo visto, al movimento avanti.

Questo lo rende potenziale vittima di una respirazione polmonare e non organica e coordinata e prigioniero della controparte psichico-mentale: una sovreccitazione della psiche pragmatica. Il pianista infatti, più di tutti gli altri strumentisti, ha paura di sbagliare ed è ossessionato dalla tecnica.

Ecco perché guardo con sospetto che venga mutuata una modalità di respirare presa da altri strumenti o da altre pratiche tradizionali (yoga, ecc.): lo strumento del cantante è il suo corpo, lo strumentista ad archi respira soprattutto autoregolandosi con l’orecchio, gli strumenti a fiato hanno metodiche peculiari che non possono minimamente essere accostate al pianoforte: in altre parole, è più conveniente imparare a respirare… da pianista.

Il maggior pericolo del pianista è l’apnea: se il pianoforte è buono un ascoltatore medio non si accorge che il pianista non sta respirando, o meglio, se ne accorge a livello spontaneo quando ad ogni pausa, il pubblico comincia a “tossicchiare”, per restituire le tensioni corporee del malcapitato sul palco. Impossibile con un altro strumento o con la voce. Senza contare il “doppio” blocco della respirazione (quella fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco) che il pianista avverte quando è sotto esame o, peggio ancora, in concerto.

La soluzione migliore che conosca è quella di praticare katsugen undo e yuki. Diventa semplice rendersi conto che il movimento è respirazione e installare così una respirazione pettoventrale (katsugen) o localizzare le zone dove le tensioni rimangono in perenne sovreccitazione o coaugulazione (yuki), lasciando che la tensione stessa si sciolga in modo automatico.

In attesa che il pianista conosca questi preziosi ed efficaci strumenti che lo resettano – allo stesso modo in cui l’intonatore ha cura del suo strumento – possiamo cominciare a comprendere questo:

A cosa è dovuta l’apnea?

Il movimento continuo che costruisce la vita

Alla mancanza di conoscenza del ciclo di tensione-distensione. La mente vestita lo ha sostituito con l’idea di rilassamento: rilassa le spalle, fai le cadute, pesa il braccio, ecc. ma se non c’è dialogo tra la vostra coscienza e l’organismo da cui proviene (ricordi? CVP), non avrete mai risultati stabili e duraturi.

La vita e l’Universo funzionano in questo modo: tensione-distensione, mangiare-digerire/andare al bagno, sistole-diastole, inspirazione-espirazione, nascita-morte, perché non dovrebbe farlo anche la tecnica pianistica?

Accompagnate la testa nel suo movimento verso l’alto, si stirerà tutta la CVP. A meno che la testa non si stacchi, questo continuo movimento verso l’alto confluirà inevitabilmente nella sua distensione verso il basso. Troverete un vostro personale ritmo di tensione-distensione. Scoprirete che anche la respirazione è movimento, è automatismo, è un viavai continuo.

Piano SeitaiProvate quello che avete scoperto alla tastiera suonando Bach, o lo studio n. 9 per le cinque dita da La scuola del virtuoso di Czerny: riscoprirete il suo genio didattico!

Proiettate le spalle in avanti e seguite il loro movimento, se non cadete a terra, questa spinta confluirà naturalmente nella sua distensione, andando indietro. Il movimento è unificato, non c’è più scissione tra dover tendere e dover rilassare, si crea un’onda continua.

Il movimento avanti è quello più sfruttato dal pianista. La tendinite, da sempre considerata un nemico del pianista sempre in agguato, è in realtà il Grillo Parlante del vostro corpo che vi sta dicendo che la vostra continua tensione “avanti” non è mai accompagnata da una equivalente distensione. La muscolatura che si detende e vi fa andare all’indietro è quella che dovrebbe servire per suonare il pianoforte. Chopin suonava così, e potenzialmente tutti i pianisti francesi. Se vi piace la mia idea di Chopin come epicentro del pianismo, avrete tante cose su cui investigare.

Piano SeitaiNon c’è pezzo migliore per sperimentarlo – un vero e proprio tiro con l’arco della respirazione pianistica – che lo studio op. 10 n. 1 di Chopin che, se non lo avete già sotto le dita, vi consiglio caldamente di studiare. Anche gli splendidi studi per Moto rapido di Pozzoli vanno benissimo.

Bilanciando lateralmente il ventre dal lato per voi più comodo e senza interromperlo, o finite contro la parete o nascerà il movimento contrario di distensione; seguitelo finché non diventa un piacevole automatismo. Fondamentale esercizio per i pianisti Italiani a cui verrà voglia di andare subito alla tastiera e improvvisare del buon jazz…

Piano SeitaiCapirete e apprezzerete i misteriosi 51 esercizi di Brahms, e come il timbro, il cantabile, la curva espressiva scaturiscano in modo spontaneo dalla vostra respirazione.

Ruotate il fianco per voi più comodo, se non si annodate sul vostro asse, il movimento confluirà naturalmente dalla parte opposta, state respirando: lasciate che il movimento diventi un piacevole automatismo.

Piano SeitaiLo potete poi provare con Beethoven – la Waldstein è il banco di prova migliore per comprendere l’intelligenza pianistica di Beethoven – o improvvisando su un buon ostinato ritmico jazz.

 

Lasciate andare il vostro bacino verso il basso, si chiuderà compattando tutta la colonna vertebrale. Non fermate questo impulso – non finirete al piano di sotto – ma entrerete nella fase di espansione.

Piano SeitaiProvate questo ciclo respiratorio ritrovato con tutte le cose che riguardano il movimento centrale: l’improvvisazione, il pianissimo, il legato, la massima velocità possibile, la massima intimità interpretativa ecc.

Riappropriarvi del ciclo vitale di respirazione vi farà scoprire delle sottigliezze interessanti: eccone alcune.

Cranico e caudale

La colonna vertebrale non è una colonna greca, ma piuttosto quella di un cavalluccio marino. Quando alzate la testa, vi allungate fino al coccige, quando proiettate in avanti le spalle e la CVP è subito pronta per muoversi dinamicamente, coinvolgete immediatamente anche la testa dei femori. Abbiamo quindi una parte alta (cranica) e una bassa (caudale) del corpo.

Tracciate una linea immaginaria verso l’alto, a braccia rilassate e con una piccola attenzione al pollice. Tutta la CVP si organizzerà insieme al dito verso l’alto, ma sentendo in modo particolare l’intervento della testa.

Fate la stessa cosa con il mignolo: sentirete la stessa cosa ma con una certa presenza del coccige.

Il coccige?

Certo. Chi ha avuto la non piacevole esperienza di fratturarlo o di incrinarlo, ricorderà come immediatamente il dolore “picchia in testa”. Oppure ricorderete come da bambini – quanto il coccige era flessibile – che si poteva cadere sul “sedere” senza farsi male alcuno.

Fatevi aiutare da una persona fidata ad individuare il vostro coccige e chiedetegli di “spingerlo”, avrete una sbalorditiva sorpresa: tutto salirà verso l’alto…

Provate a tracciare una linea retta davanti a voi con una piccola attenzione al pollice. La CVP si organizza immediatamente in avanti, con una certa presenza delle spalle. Fatelo a partire dal mignolo: sentirete attivarsi la testa dei femori.

La testa dei femori?

Lo abbiamo visto insieme parlando del particolarissimo pianismo di Maurice Ravel e ora impariamo insieme come fare uno scatto da centometrista fenomenale. Siete sulla linea di partenza?

Proiettate le spalle in avanti, lasciate che per inerzia si coinvolgano le teste dei femori, tenete in equilibrio la quinta lombare… Bolt, addio, io mi leggo la Sonata in Si minore!

Le ginnaste di danza ritmica alle prese con il nastro vi offrono un esempio di come funzioni la colonna vertebrale, si apriranno magicamente gli occhi sull’evoluzione della tecnica pianistica, come si passi, per esempio dalle ottave col pum pum, tanto care a Clementi e Beethoven, alle doppie ottave di Liszt.

I movimenti circolari che partono dal basso (fianchi e anche) hanno come controparte cranica la quinta dorsale, che però è il tetto alto del diaframma. Ecco dove nascono molto tecnicamente, i problemi di respirazione del pianista quando il movimento non fluisce.

Richiamo alla vostra attenzione l’esercizio sulle “zone intermedie”. C’è una frase apparentemente misteriosa che trova il suo senso se la connettiamo direttamente alla respirazione:

Le zone intermedie più distanti dalla CVP sono connesse alla zona cranica (tetto alto del diaframma), quelle più vicine alla parte caudale.

Provatelo.

Con queste note, e le sperimentazioni che ne farete, vi sarà chiaro come il movimento coordini anche la respirazione, non dovrete più cercarla in un luogo separato o estraneo a voi stessi.

Lo stesso articolare le 5 note alla tastiera diventerà per voi un esercizio di respirazione che compie tutta la colonna vertebrale!

Il gioco della catena lombare

Il pianista, a differenza dei suoi colleghi, suona seduto su di un panchetto: non potrà contare né sulla statica né sull’appoggio. Le 5 vertebre lombari – che sintetizzano al massimo grado i cinque movimenti – si comportano esattamente come le vostre cinque dita, interessante, non trovate? Osservarne il funzionamento vi permetterà di coinvolgere sempre la catena lombare nel movimento e nella respirazione.

Ecco come si coordinano

Piano Seitai

Piano Seitai

 

 

Grave – Doppio movimento

Per quanto sia importante la circolazione sanguigna, la pulsazione è controllata dalla respirazione:

la proporzione è di 1 a 4,

ovvero ogni respiro che fate sono quattro battiti. Quanti battiti ci siamo persi perché non conoscevamo questa legge naturale?

Ecco a voi il semplice segreto per controllare l’emotività in concerto e, come segnala l’indicazione chopiniana grave – doppio movimento, dimezzare o raddoppiare il tempo avrà un sicuro effetto sulla respirazione.

Dorsale e Ventrale

Per respirare e per ottimizzare la postura è indispensabile anche creare un equilibrio tra la parte davanti e dietro del corpo;

La parte dorsale (i muscoli dietro) attivano le osei + che hanno bisogno di disperdere l’energia, quelli ventrali ( muscoli davanti), le Osei -, che hanno bisogno di concentrare l’energia. Con l’unica eccezione del movimento centrale: quando i bacine chiude e tutto il corpo si chiude e va verso il dentro e il centro, il movimento attivo è eccezionalmente compiuto dalla muscolatura davanti, mentre quello di distensione e apertura (-), è compiuto è realizzato dalla muscolatura dorsale.

Per comprendere meglio cosa significa disperdere o concentrare energia, posso prendere ad esempio il clima. Durante la stagione calda, lavorano di più le osei + per disperdere energia, durante la stagione invernale, quelle -, per accumulare energia.

Lo potete comprovare semplicemente e in modo inconfutabile facendovi aiutare da un amico che sia fidato, perché dovrà muovere e manipolare le vostra dita…

Il percorso del lato esterno del pollice è collegato alla muscolatura ventrale (ricordate lo studio Ocean di Chopin?), quello del lato esterno del mignolo alla muscolatura dorsale (ricordate il 10-1 di Chopin?).

Il percorso del dito due è inerente alla muscolatura dorsale, invece il lato dell’indice che da verso il terzo dito invece alla muscolatura ventrale (Brahms…);

Il percorso del dito 4 è inerente alla muscolature dorsale + (Beethoven), mentre quello dell’anulare che da verso il mignolo è collegato a quella ventrale (studi 9 e 12 dell’op. 10 di Chopin, Scriabin).

Tra il movimento centrale e quello rotatorio non esiste differenza se non per il fatto che vengono utilizzate entrambe le braccia e…

Quando il vostro collaboratore prenderà  tra le sue mani entrambi gli anulari, sentirete attivarsi la muscolatura davanti in attivazione (ricordi lo studio 25-10 di Chopin?) e quando prende la parte interna di entrambi i mignoli, sentirete attivarsi la muscolatura dorsale in distensione (ricordi lo studio 25-1 di Chopin?).

Comprovare praticamente queste connessioni, oltre a confortarvi sulla continua organizzazione e coordinazione della CVP, applicabile in qualsiasi momento e a qualsiasi cosa stiate suonando, avrà un effetto incomparabile sull’organizzazione della respirazione e sulla serena definizione della verticalità.

Imparerete anche a trovare il vostro unico e personale modo di alternare tensione e distensione, equilibrare avanti con dietro, alto con basso. Pensate all’abbraccio: se “chiudo” troppo, offirò un’impressione di violenza, se allargo troppo, divento alla mercé di chiunque…

Parlare di “tecniche di respirazione”

non ha alcun senso, perché già respiriamo e siamo vivi grazie a questo. La respirazione avviene in modo automatico, con un rigore sofisticato per tutta la vita, senza mai fermarsi.

Se mai ha senso comprendere come tutto questo accade, per una respirazione tranquilla che possa “accompagnare” lo studio e l’apprendimento del neofita e i ritmi massacranti del concertista di giro.

La respirazione è petto-ventrale, nel senso che si alternano continuamente ventre e petto o, se preferite da un altro punto di vista, dorsali con lombari.

In piedi o peggio ancora, seduti sul panchetto del pianoforte è più difficile rendersene conto, per cui fatelo sdraiati supini, ponendo una mano sul ventre e una sul petto, comodamente, semplicemente “restando”.

Se può aiutarvi qualcuno allora proni, una mano sulle lombari e una sulle dorsali.

Ogni volta che contattate il vostro movimento spontaneo, la respirazione si approfondirà, provatelo provando katsugen undo, è semplice ed immediatamente efficace.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.