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La tua guida sintetica e definitiva

Così come i 5 movimenti occupano nella CVP luoghi ben precisi, gli estremi (verticale statico e frontale dinamico), la zona media (movimento laterale) e la zona penultima/base (movimento rotatorio dinamico e centrale statico) allo stesso modo si comporterà il fraseggio. Così come in ogni luogo della CVP agiscono i 5 movimenti vitali e intelligenti, in ogni curvatura della colonna vertebrale, nell’asse cerebrale, nelle membra, così accadrà al fraseggio musicale.

Diventa quindi estremamente interessante per il musicista cominciare ad intuire che – a seconda delle tendenze corporee naturali di ciascun autore – questo stesso aspetto si rifletterà inevitabilmente nel suo modo peculiare di costruire una frase musicale, guidando con sicurezza il pianista verso il corretto fraseggio, una sicura base d’appoggio a cui dovrete aggiungere solo la vostra sensibilità.

Per alcuni autori il fraseggio peculiare occuperà gli “estremi” di una frase melodica, per altri la parte “mediana”, per altri ancora la zona “penultima/base”.

Gli estremi in sentire statico

Nel caso di Bach – che conobbe il pianoforte e a cui non piacque – non si può propriamente parlare di fraseggio, (le interpretazioni filologiche in questo senso hanno molto da insegnarci), ma nel momento in cui definite gli estremi di ogni frase…

Piano Seitai

vedrete magicamente apparire tutta la logica architettonica. Il tema di una fuga andrebbe visto come punto di arrivo e non punto di inizio, esattamente come la pista è ben visibile al pilota di aeroplano prima ancora di iniziare la procedura di atterraggio. In questo senso è molto saggia la soluzione di Glenn Gould (e molto fisiologica avendo la osei verticale nel taiheki) di differenziare – esclusivamente manipolando i diversi gradi di articolazione – la struttura del tema.

Rachmaninov, che scrisse il celeberrimo terzo concerto per la propria tournée americana, lo trovava tecnicamente più semplice rispetto al secondo. Chiunque rimarrebbe sbalordito da un’affermazione del genere, se non sapesse niente del Taiheki. Ed è proprio l’incipit del concerto ad offrirci la stessa idea di un fraseggio bachiano: linea del medio immobile e lavoro esclusivo di pollice e mignolo, ci si potrebbe costruire una fuga a tre voci.

Gli estremi in sentire dinamico

La musica pianistica di Franz Liszt, musicista f-e, definisce sempre gli estremi in modo dinamico e ineccepibile. Vi basterà trovare gli estremi, tendere il vostro arco e la vostra frase musicale sarà fraseggiata in modo automatico.

Piano Seitai

 

Ciò che rende bello ed estremamente pianistico questo tema “grandioso” della Sonata in Si minore, sta proprio nel fatto che occupa solamente gli estremi.

Piano Seitai

 

Anche per Chopin, la “percezione” e la “conduzione” del fraseggio sono rigorosamente vincolate agli estremi della frase, con la precisazione che ho fatto nell’articolo a lui dedicato di mantenere il movimento passivo.

La vostra mano che cerca e definisce gli estremi della frase, si comporterà come un arco che si tende se fraseggiate Liszt, come l’atto di scoccare la freccia invece, se fraseggiate Chopin.

Fraseggio delle zone medie

La osei laterale nel taiheki di Schubert invece, esige che il fraseggio abiti e orbiti sempre nella zona mediana della melodia;

Piano Seitai

I pesci in uno stagno si muovono in modo particolare: sembrano “bighellonare” di qua e di là, muovendosi lateralmente. Ad un tratto qualcuno butta dei pezzi di pane: il movimento cambia e tutti i pesci si muovono in modo unidirezionale… verso il cibo. Eppure, è proprio quel bighellonare che impedisce all’animale di bruciare nell’attesa di un cibo che potrebbe non arrivare mai.

Questo è l’atteggiamento da cercare. Un’apparente superficialità, una visione laterale e mai unidirezionale o eccessivamente approfondita, in attesa che si risvegli, si attivi e si soddisfi l’emozione.

 

Quello di Brahms sempre laterale, ma introvertito, rende la zona mediana della frase melodica da fraseggiare, una sorta di buco nero che attre tutta la materia. Allo stesso modo di una ragazza ad una festa da ballo che, impossibilitata a farsi avanti per la timidezza, cerca però di attirare l’attenzione.

Piano Seitai

La logica naturale è matematica e rigorosa: troverete le stesse coordinate in qualsiasi passo.

Piano Seitai

Piano Seitai

La zona penultima/base in sentire dinamico

Il film Lezione 21 di Alessandro Baricco, per quanto crudo, centra perfettamente l’essenza di Beethoven: il suo taiheki rotatorio. La sua musica per pianoforte tende ad invecchiare e l’interprete – senza esserne consapevole – lo ringiovanisce.

La percezione e conduzione del fraseggio sempre “conclusiva”, sempre nel QUI ED ORA. Trovate qui una conferma alle teorie del musicologo Luca Chiantore che sostiene (e dimostra con un’infinità di frammenti beethoveniani) l’origine improvvisativa delle sue opere, cristallizzate, ahimè sulla carta dai suoi stessi connazionali: tutta la generazione dei primi interpreti!

Il fraseggio Beethoveniano va sempre focalizzato sulle zone intermedie!

Piano Seitai

Piano Seitai

La zona penultima/base in sentire statico

Come il miglior amico del webdesigner è lo spazio bianco, il miglior amico del pianista che suona Mozart, è invece il silenzio.

La percezione e conduzione del fraseggio Mozartiano è strettamente vincolata al senso di continuità, e al “sentito” statico delle zone penultime, suonando Mozart, la coordinazione centrale mi convince pienamente. E il silenzio,  percezione della densità dell’onda, fa parte esclusivamente del movimento centrale. Non esistono silenzi nella musica di Schubert, il taiheki laterale ha orrore della solitudine, ma fanno parte del tessuto nel musicista “centrale”, sono sempre in “partitura”.

Nell’incipit della K 576, per quanto gioiosa e apparentemente f-e, è impossibile definire gli estremi della frase.

Piano Seitai

Nella K545 invece, se lo fate, trasformerete immediatamente Mozart in Haydn, che f-e lo era veramente!

Piano Seitai

Invece il fraseggio indugia prigioniero dell’orbita delle zone penultime in sentire statico, il silenzio è incorporato, spesso la musica sembra provenire o tuffarsi nel silenzio, il senso del tempo concentrato o “sospeso”.

Negli esercizi avete visto che la coordinazione centrale diventa più chiara se si utilizzano entrambe le braccia: vediamo se Mozart se ne è accorto:

Piano Seitai

Incredibile, non è vero?

Il primo silenzio integrato in partitura della storia:

Piano Seitai

La osei centrale ha anche l’effetto di ritenere. Il bambino impara ad essere prudente e il creatore filtra man mano il suo processo creativo. Non è il caso di Mozart, che brucerà 36 anni di vita senza freno alcuno. Tenetelo presente.

 

L’effetto del fraseggio pianistico di Schumann è sempre centripeto. Con una sostanziale precisazione: aver cura che il tempo interno e quello esterno mai coincidano.

Piano Seitai

La osei centrale – come avete visto – è la Osei nazionale del popolo Russo, ma anche il Taiheki di Scriabin: chissà che cosa ne verrà fuori! Valgono le stesse coordinate viste per Mozart, ma con in mente la ”fisica delle particelle”.

Zona penultima della frase musicale

Piano Seitai

Verso il centro – tensione

Piano Seitai

distensione

Piano Seitaimultiradiale

Piano Seitai

Musorskj, invece, un Taiheki centrale con torsione: un vulcano dalle scariche esplosive!

Riesce a creare effetti che sfidano ogni legge della fisica del pianoforte!

Handel è poco eseguito in concerto. Peccato, perché la sua musica è il portone d’ingresso per chi non ha mai ascoltato la musica classica. Le stesse caratteristiche “centrali” sono qui orientate verso la massima espansione e generosità possibili.

Quanto avete letto in questo capitolo è semplice, ma inedito. Non è detto che i pianisti, anche grandi, sappiano integrare il proprio istinto con il rigore naturale richiesto da ciascun autore.

Volete un esempio? Andate ad ascoltare la famosa interpretazione della prima ballata di Chopin da parte di Vladimir Horowitz alla Carnagie Hall. Da buon russo, senza neanche accorgersene, fraseggerà tutto il famoso incipit orbitando e accentando nelle zone intermedie!

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.