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La naturalezza di Bach

è una miscela tra il movimento  verticale e quello centrale.

Entrambi movimenti “statici” e contemplativi, apparentemente immobili o meglio ancora, che permettono di rimanere fermi.

La componente verticale è quella che ha fatto sì che Bach – volente o nolente – siadiventato il più grande e completo didatta per pianisti, apprezzato da qualsiasi insegnante di pianoforte come dai grandi musicisti, Chopin in testa, a cui è dedicato questo magazine.

Vediamo dunque la struttura per leggere il celeberrimo Preludio in do minore dal primo quaderno. Chi ha acquistato il mio Quaderno dedicato alla lettura della partitura, può considerare questo articolo come un approfondimento e esercitazione.

linea che porta al dito 3 immobile e lavoro delle punte/estremi di pollice e mignolo. Va quindi studiato lasciando emergere questo semplice movimento e meccanismo naturale.

Nel momento però in cui il pezzo è pronto per essere approfondito, maturato e portato ad un livello professionale e concertistico, subentra l’altra “sfumatura” di movimento, quella centrale.

I due movimenti sono apprentemente in conflitto, lo dimostra il fatto che condividono lo stesso asse verticale, uno andando verso l’alto e l’altro verso il basso e verso il centro.

E’ la componente che rende la musica di Bach unica e irripetibile e a cui tutti gli interpreti, che suonino il pianoforte, il clavicembalo o il kazoo, sono tenuti a rispettare, appunto per rendere un suono bachiano.

Vi basterà dare un senso di continuum al pezzo che accadrà un piccolo miracolo, le note portanti si staccheranno dalla figurazione e vi permetteranno di eseguire correttamente il preludio.

E’ esattamente quello che accade con lo Studio Op. 25 n° 1 di Chopin, che presenta anch’esso l’ingrediente centrale. Cosa possibilissima anche dal punto di vista musicologico, nel caso non sappiate che Chopin era un grande appassionato di Bach.

Mettiamo subito alla prova i grandi interpreti: vediamo cosa fa Andras Schiff.

Fantastico, vero? Sembra che si sia letto questo tutorial.

Se ascoltate lo stesso preludio interpretato Glenn Gould invece, avrete la certezza che le sue idee  non erano stramberie, ma una mano bachiana perfettamente organizzata e incredibilmente conforme con la propria personalità.

In bella mostra le dita 1 e 5, la linea del 3 perfettamente “statica”

Con una semplice osservazione partiamo – per affrontare questa magnifica raccolta – da un punto di vista elevato (o approfondito), bypassando tappe di studio non necessarie e fuorvianti.

Grazie a queste coordinate riuscite a comprendere un’altra cosa interessante:

Come attaccare la fuga

La necessità organica, piuttosto che concettuale è quella di diluire la tensione centrale, giustificando una resa più leggera mantenendo più o meno lo stesso tempo.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.