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Ovvero come il pianista può trarsi d’impaccio quando due movimenti diversi sono canalizzati.

Ferruccio Busoni, riferendosi allo stile pianistico del primo Scriabin, parlava – in modo di certo non lusinghiero – di indigestione di Chopin. Da collega autodidatta come lui, mi permetto quindi di smentirlo.

Infatti basta un solo pianista intelligente per far scomparire subito l’effetto di  indigestione…

…e renderci conto che in realtà esiste un altro autore – nessuno se ne è accorto perché è  già assurto a glorie immortali – che l’indigestione del pianismo di Chopin l’ha fatta sul serio: sto parlando di Claude Debussy.

Movimento frontale passivo e laterale attivo mescolati.

Immaginate e percepite insieme a me… bisogno di autonomia fuso con il senso della bellezza. Stato lugubre e spavento mischiato al bisogno di comunicare. Isteria velata da eleganza. Il pianoforte per suonare il colore. La grandeur con la leggerezza. Ampia visione senza gerarchie.

Una combinazione unica e irripetibile: nasce il grande impressionista francese.

Ora con le vostre orecchie interiori, ascoltate questa stessa combinazione pianisticamente: linee lunghe ma sfumate, emozione filtrata e un po’ soffocata dal movimento trattenuto, la massima precisione nella totale assenza di forma, velocità, ma mai velocità assoluta… siete sulla strada giusta per intuire da voi stessi ed essere i migliori alla prossima Masterclass su Debussy! 🙂

Questi stessi movimenti vitali sono presenti anche nel grande pianista polacco non a caso naturalizzato francese: il movimento frontale passivo è infatti anche quello nazionale che accomuna il modo d’essere francese.

A proposito di movimento frontale… ricordo ai lettori la nuova equazione che inaugurai con il mio Non Manale per il pianista nel 2011:

SPALLE + MOVIMENTO AVANTI = PIANOFORTE

Aggiungerà, fondendolo, solo il centrale, quel microscopio verso l’interno e l’assoluto che lo renderà per sempre il pianista per antonomasia.

L’indigestione chopiniana di cui vi ho parlato si fa quindi reale, organica e dimostrabile scientificamente.

Chopin o Debussy?

 

Dove finisce la Berceuse inizia Reflects dans l’eau

Tesi comunque accettata e accreditata dalla critica, perché Chopin è comunemente considerato un precursore del pianismo debussiano che a sua volta dichiara apertamente la sua gratitudine e a lui dedicherà gli studi.

Non è di tesi musicologiche che voglio parlare, ma di un tema nuovo che sicuramente interesserà i pianisti che sicuramente già si stanno chiedendo:

come gestire a livello tecnico (suonando Debussy al pianoforte)

due movimenti vitali così diversi tra loro, che rispondono a dita e zone di mano e braccia diverse, bordi esterni ed estremi il primo, qualsiasi zona che sta nel mezzo il secondo?

Non a caso – e mi dispiace per i pianisti di altre nazionalità – gli interpreti migliori di Debussy sono italiani e francesi. I primi ne sanno cogliere la sfumatura emozionale, tocco e timbro, i secondi il movimento acquarellato, suono e digitalità.

Il movimento avanti passivo è il responsabile del rivoluzionario pianismo a lamina percossa di Debussy, che ha le stesse radici organiche dell’ineffabile rubato chopiniano.  Nei suoi lavori più maturi (op. 57, 61!) i due universi arriveranno quasi a collegarsi direttamente tra loro.

Per il lettore nuovo e non ancora abituato al mio linguaggio aggiungo che il movimento vitale si riflette in modo preciso e rigoroso anche nell’organizzazione e nel funzionamento delle mani (tecnica e lettura!), come potete vedere nell’immagine qua sotto: una fonte inestinguibile di osservazione ideale per un insegnante di pianoforte.

Il metodo è semplice: osservate le mani di Debussy andando alla ricerca di cosa in modo concreto e immediato salta agli occhi, catturando la vostra attenzione

noterete il dito indice (e non solo perché tiene la sigaretta!….) e i bordi esterni di mignolo e pollice (livello trasversale) e come la mano poggi in modo deciso esattamente sulla zona media dell’altra mano (zona longitudinale)

Quando si trova la chiave giusta, questa diventa lampante in qualsiasi altra immagine. Qua ne scorgete meglio l’ambiente, il movimento

Il dito 2 indice, dalla doppia funzione per l’appunto scoperta da Chopin fa da pivot per gestire i due movimenti contemporaneamente

Troviamo continuamente la compresenza dei due movimenti a livello ritmico: il tre è il favorito dal movimento vitale laterale, il quattro da quello frontale

Ogni tanto emerge il timbrico puro…

…talvolta il movimento frontale passivo si spaventa

E’ sempre possibile riconoscere la compresenza dei movimenti anche dalle regioni che occupano, gli estremi l’uno, la zona media l’altro

La grande bellezza della ricerca sul pianismo di Debussy in sintesi

  1. cercare e mantenere in equilibrio due aspetti totalmente diversi;
  2. considerare il dito due indice come pivot;
  3. spesso facendo conto sul lavoro diversificato delle due mani
  4. senza mai privilegiarne uno, come ahimè si continua a fare oggi, a causa del “vestito”, ossia scuole, tradizioni e false credenze*;
  5. utilizzando estremi e articolazioni a livello longitudinale e dito indice a livello trasversale;
  6. poiché è il movimento frontale a regolare il laterale (così come il respiro sul battito), potrete cercare la perfetta armonia, respirazione ed eufonia nei termini di 4 a 1. Il segreto di A. B. Michelangeli, nel caso non ve ne siate accorti.

Andiamo ora velocemente a caccia dell’interprete ideale. Il lettore abituato al magazine già lo sa: l’interprete ideale non è quello che piace a voi, ma quello che meglio e più fedelmente – per naturalezza propria – risponde alle coordinate che, per la prima volta in assoluto, abbiamo insieme scoperto.

Costituisce il punto di partenza (se conoscete l’oro puro, vedrete più facilmente il grado di mescolanza…) per valutare le altre interpretazioni. Io parto da quelle che hanno sotto le dita Chopin, come gli strordinari preludi registrati da Kristian Zimerman.

continueremo…

*Una di queste la racconta in modo divertente lo stesso Kristian Zimerman, eccellente pianista debussiano: per anni sono stati considerati corretti i tempi staccati da Gieseking, che in realtà erano quelli condizionati dai tempi tecnici per l’incisione discografica di allora! 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.