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Da qualunque parte si salga, sempre in cima al Fuji si arriva… dicono gli antichi saggi giapponesi.

Vedremo insieme svariate modalità per studiare l’ op. 10 n. 1 di Chopin, tutte che convergono in un’ unica direzione: quella salutare e rispettosa della vera natura di questo fantastico studio, spartiacque della moderna tecnica pianistica.

Potete studiare tutto il pezzo seguendo solo una di queste indicazioni, o più di una tra loro combinate: tutte convergeranno sulla cima del Fuji.

1. Meglio non sprecare energia e creare confusione nel “passaggio” dell’arpeggio.

E’ il primo passo, sfatare le vecchie credenze: la mano non si allarga, il pollice non si flette. Studiate allora solo le sequenze (che si ripetono uguali percorrendo la tastiera, come illustrato sotto) successivamente, quando vi sentirete sicuri, abbiate cura che il passaggio avvenga in forma “automatica” (permettendo che si attivi la muscolatura anche in modo involontario);

 

stando così le cose, il vero esercizio preparatorio (anche per imparare a non preoccuparsi di dover “allargare” la mano) diventa questo. Non dimentichiamo che Chopin era un prestigiatore della tastiera e l’effetto – lavorando in questo modo – assomiglia a quello di camminare sui tapis roulant: veramente esaltante.

2. Coordinate il polso con la parte muscolare delle dita;
3 attivate la linea medulare;

La linea medulare è la rappresentante dell’asse vertebrale nelle braccia: è virtuale ma fa sentire la sua presenza e coincide con la linea che arriva al terzo dito. Se suonate una sequenza di 5 note cercando la regolarità sentirete che questa linea è in stand by. Non appena cercate di animare la stessa sequenza, questa linea diventa attiva. Lasciate che vi guidi.

Coincide in modo incredibile e profetico con quanto scritto da Chopin negli appunti mai pubblicati del suo Metodo:

4 il secondo dito divide la mano a metà prima degli squarci

si tratta del lato del polpastrello dell’indice che va verso l’esterno e il pollice che, tradotto in termini “pianistici” diventa:

5 1 e 5  lavorano con l’aiuto di 3;
6 attivate il bordo esterno di pollice e mignolo;

7 fate partire il movimento dalle spalle;

la coordinazione spontanea del corpo avviene per zone; abbiate cura che – per questo studio – parta dalle spalle (basta solo portarvi una piccola attenzione); vedrete che sono le condizioni più convenienti per studiare il 10-1;
accadrà un curioso fenomeno, soprattutto quando siete a velocità giusta: allo stesso modo in cui appare la strada superando i 200 km/h, cioè più stretta, così sentirete le mani, che si restringono avanzando il dito indice.

8 rendete attivo il movimento;

se il pianista accenta i mignoli (come scritto in partitura), non è detto che il suo movimento risulti attivo; attivo non vuol neanche dire per forza veloce. Lavorate quindi al contrario: al posto di accentare, cercate quella giusta spinta dinamica che trovate solo dalle vostre spalle (anche a velocità di studio o di prima lettura e contatto) finché non li sentirete attivare.
Il lavoro sarà per metà compiuto: infatti il vero motore di questo studio sono proprio i mignoli;

9 tenete le mani nella regione f-e;

ovvero state su dritti: si ottiene definendo tre linee: quella medulare che va al dito 3 e quelle che vanno al dito 1 e 5;

10 non cercate il controllo auditivo:

questo studio ha profonde radici nella autogratificazione del pianista verso il proprio movimento/respirazione;

11 reimparate a gattonare;

per “pesare” le braccia, i muscoli pettorali devono essere in stato di continuo detensionamento e di perfetto equilibrio antero-posteriore. Essi però sono in intima correlazione con il muscolo psoas iliaco; e il pianista è disgraziatamente appollaiato su un panchetto. Se li coordinate lo studio è in mano vostra.
Così abbiamo fatto da bambini, quando cercavamo autonomia, indipendenza e… movimento ma non eravamo ancora in grado di camminare.

12 fatene una pratica respiratoria ZEN;

13 il 10-1 e la neurofisiologia;

sono altre le regioni del cervello che si occupano dell’incrocio tra emisferi, che funzionano in modo parallelo. Anzi, l’esistenza del corpo calloso è dovuta proprio per impedire la prevalenza di uno dei due. Il 10-1 diventerà così un ottimo esercizio di propriocezione neurofisiologica: se la vostra attenzione è solo sugli arpeggi della mano destra, la sinistra inevitabilmente manifesterà le vostre tensioni: zampate di leone per sostenere lo sforzo, note poco sensibili, mancanza di curva melodica, respiro e prospettiva sonora. Spostate allora l’attenzione  solo sul bellissimo basso riappropriandovi di tutte le sue qualità e – con la coda dell’occhio – vigilate su cosa accade alla mano destra muovendovi come vuole la fisiologia delle vostre aree cerebrali. Vi accadranno dei miracoli sonori.

14 suonatelo nell’estensione di due ottave

per sensibilizzarvi alla curva melodica, ovvero come sfuggire alla “tecnica” per andare verso la “musica”. Come potete vedere in questo esempio, suonarlo entro due ottave, vi permette di mantenere lo stesso “impulso” e poter catturare il nucleo melodico, a tutto vantaggio di un’esecuzione fluida e soddisfacente. E vi permetterà di comprendere come mai Louis Lortie, la cui esecuzione degli Studi è tra le più stimate, dica che ha la fortuna di saper eseguire tutti gli studi, esempi di musica stupendi.

15 autoregolate il collo

spesso se la testa si “separa” dal resto del corpo (CVP nel seitai…) si finisce nel mentale e non potete usufruire e godere di una coordinazione spontanea e naturale.

16 attivate i mignoli

facendo qualcosa di molto pratico, come tagliare le carote o usare il cacciavite per esempio…

17 studiatelo cercando solo un buon ritmo di tensione-distensione

processo fondamentale come vedremo, per suonare Beethoven;

18 cercate di scoprire la vostra “sensibilità” corporea

ovvero se avete un’inconscia e naturale propensione e attenzione verso la linea melodica, il timbro, l’altalenanza tensione distensione, il volume forte unito al ritmo, o la continuità

…1000

lasciate che la musica e la poesia vengano fuori.

Questi sono i 1000.

L’uno (quello che tutti li riassume, la cima del Fuji) è…

cercate la connessione tra la parte muscolare delle dita

e il movimento “avanti” delle spalle.

Piano Seitai

 

 

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.