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Il Koan: cerca la luce

Anche quest’ultimo studio nello stile Biedermeier non si distacca molto da quelli di gusto salottiero: però…

Abbiamo visto, analizzando il 10-1, come attivare la il bordo esterno di pollice e mignolo non solo ci aiuti a realizzarlo tecnicamente in modo semplice, naturale e convincente per chi ci ascolta, ma anche a creare un suono limpido e luminoso. Quindi l’arpeggio salottiero, sotto le dita di Chopin, si trasforma in uno studio sulla luminosità, lavorando da estremo a estremo:

Ogni movimento vitale ha la sua realtà e bisognerebbe imparare a riconoscerla, per non confondersi le idee.

L’emozione e la cantabilità è realtà laterale, sul suono come materia è ambito invece di quella rotatoria, che diventa anche multiradiale (Scriabin e certe cose di Schumann), in questo caso abbiamo la luminosità. Come ci insegna M. Ravel – uno dei tre re magi – insieme a D.Scarlatti e Liszt, della regione f-e. Potete usare la sua Sonatina come abat-jour notturna senza problemi. O in questo passo del concerto in sol, dove le dita cercano estremi lontani…

Suonare questo studio in forma di arpeggioni melodiosi significa aver capito poco il pianoforte, niente di Chopin. Il risultato finale è una tale luminosità che giustifica il koan iniziale.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.