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Il Koan: respira con i polsi

Se avete avuto modo di praticare gli inediti esercizi di tecnica pianistica per prendere coscienza dell’organizzazione rigorosa delle dita, avrete anche scoperto che nella realtà è importante riscoprire l’interdipendenza dei 5 movimenti vitali: uno non lavora se non con l’aiuto degli altri quattro.

Non c’è dubbio che questo studio debba avere un suono soave e non c’è dubbio che sia uno studio timbrico, ne sanno qualcosa i pianisti che al concorso Chopin lo scelgono per dimostrare la loro abilità a manipolare i timbri.

Quindi il movimento che lavorerà – per studiarlo ed eseguirlo – sarà quello laterale.

Tenendo in conto
questa interdipendenza naturale, la coordinazione laterale che attiva la parte mediana della mano e del braccio, sarà aiutata contemporaneamente:

  1. dal piano f–e per tenere più in alto la zona dell’indice
  2. da quella circolare per muovere le dita.

Chopin, genio didattico istintivo del pianoforte, si rende conto di questa realtà e riesce a dare allo stesso modo di coordinarsi, una veste musicale sempre diversa e sempre stimolante per il pianista da scoprire.

E’ il bello di questo autore – sempre pronto a sorprendervi – che lo differenzia dagli altri, che mantengono sempre inalterate – in tutta la loro letteratura pianistica – le stesse condizioni naturali di coordinazione. Bach e Rachmaninov sono sempre in sentito verticale, Liszt non sfugge al suo equilibrio f–e neanche nelle due Lugubre gondola, Schubert e Debussy sono sempre in sentito laterale attivo, Brahms in quello passivo, Scriabin, Schumann, Mozart, Musorskji, in quello centrale, Beethoven in quello rotatorio attivo. Una volta compresa la naturalezza di movimento che origina la loro scrittura pianistica, avete le chiavi per comprendere ed eseguire tutta la loro opera.

Scopriamo in che modo Chopin riesce a differenziare l’aiuto circolare, passando velocemente in rassegna tutti gli studi che vanno affrontati con la osei laterale: nel 10-2, è responsabile della microvelocità della misteriosa scala cromatica,

nel 10-5 e nel 10-8, dell’effetto di iridescenza del jeux perlè,

nel 25-2 e 4 l’effetto quasi illusionistico di legato,

 

nel 25-6 il suono iridescente delle terze assume – grazie a questa istintiva capacità d Chopin di penetrare il movimento pianistico –  un suono quasi debussiano,

nel 25-9 lo troviamo nella presa in giro della cosa più f-e che esista al pianoforte: le ottave, che qua possono apparire di certo al contrario della seriosa pompa di quelle lisztiane

e nel 25-11 (soprattutto il quarto dito che accende il suono) è il responsabile della grande portanza sonora emozionale.

e in questo 10-10, la possibilità – con questa figurazione – di gestire i timbri.

La magia chopiniana – sempre pragmatica e da vero illusionista del pianoforte – è quella di darvi l’impressione di una struttura rigida e molto tecnica che diventa un… caleidoscopio.

A partire dalla prima nota solitaria che vi offre per il vostro gioco di prestigio: il dito 2.

Il koan iniziale trova il suo significato: se il meccanismo funziona, godrete di una totale neutralità del polso.

COSA FA LA MANO NEL 10-10: ESPONE LA ZONA DEL DITO 2;
LA REALE DIFFICOLTÀ: MANIPOLARE I TIMBRI.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.